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Lettere - Wolfgang Amadeus Mozart e Leopold Mozart



lunedì 20 febbraio 2006 leggono Liliana Stracuzzi  e Giovanni Chessa
Mozart… Wolfgang Amadeus, ma anche Mozart Leopold, suo padre. E le lettere che si scambiarono, dal settembre 1777 al gennaio 1779; anni di viaggi tra Salisburgo, Monaco e Parigi. Qui nascono le decisioni importanti.
La complessa personalità di Amadeus si forma nel rapporto con la personalità del padre Leopold. Musicista, didatta e teorico di musica, di Mozart padre  ci manca la musica o meglio ci manca una vera voce interiore, quella che abbiamo invece del figlio e che ci regala per sempre, almeno, l’identità sublime ed unica della sua arte.
Attraversare un epistolario significa voler capire ilpersonaggio che scrive e i rapporti con i suoi destinatari. Per questa lettura, la scelta è stata circoscritta ad un periodo assai limitato, ma in cui accadde tutto ciò che avrebbe determinato il corso della vita di Wolfgang Amadeus Mozart in modo ineluttabile.
Concluderà la lettura l’ ascolto dell'Adagio della Sonata in fa mag. K 332, "Parigina”.


(Wolfgang Amadeus Mozart e Leopold Mozart, Lettere, Milano, Guanda 1981)

LE LETTERE DEI MOZART
(settembre 1777-gennaio 1779)


Monaco 29 settembre 1777 Wolfgang al padre
Oggi sono stato dal principe Zeill, che in tutta cortesia mi ha detto quanto segue: “Penso che qui non concluderemo molto. A Nymphenburg, durante il pranzo, ho parlato a tu per tu con il principe elettore, che mi ha detto: 'Ora è ancora troppo presto. Deve partire, andare in Italia, diventare celebre. Non gli nego nulla, ma adesso è ancora troppo presto.'” La maggior parte di questi gran signori ha una così terribile mania dell’Italia!
Il conte Seeau dopo che il principe Zeill gli aveva raccontato tutto ha domandato: “Non sa se Mozart abbia di suo mezzi sufficienti per poter restare, con un piccolo aiuto? Mi piacerebbe tenerlo qui.”
Io rimango qui volentieri e insieme a molti dei miei buoni amici sono del parere che restando qui un anno o due con il mio lavoro potrei acquistarmi meriti e benemerenze; e allora non sarei io a cercare la corte, ma la corte a cercare me. Il signor Albert da quando sono arrivato ha in mente un progetto la cui attuazione non mi sembra impossibile. Vorrebbe cioè riunire una decina di buoni amici, ognuno dei quali dovrebbe offrire un ducato al mese, il che fa 10 ducati -50 fiorini- al mese, 600 fiorini l’anno; se poi dal conte Seeau avessi anche solo 200 fiorini l’anno, sarebbero 800 fiorini: che gliene pare al papà? Non è una proposta da amico? Non sarebbe da accettare se divenisse una cosa seria? Io ne sono pienamente soddisfatto; sarei vicino a Salisburgo e se a Lei, carissimo papà, venisse voglia di lasciare Salisburgo e di venire a vivere a Monaco, il che mi augurerei di tutto cuore, sarebbe una cosa bellissima e facilissima. Perché se a Salisburgo eravamo costretti a vivere con 504 fiorini, potremmo ben vivere a Monaco con 600 o 800 fiorini.”

Salisburgo, 4 ottobre 1777 Leopold al figlio
Se la sistemazione è praticabile immediatamente, tanto meglio devi accettarla. Ma se non si può fare subito, allora non startene lì a trastullarti, a sperperare il tuo denaro e sprecare il tuo tempo.

Monaco, 2 ottobre 77
Se fossi qui da solo non mi sarebbe impossibile cavarmela in un modo o nell’altro, perché al conte Seeau potrei chiedere almeno 300 fiorini: Quanto al vitto, non avrei da preoccuparmi, perché sarei sempre invitato.

Salisburgo, 6 ottobre 77
Sono assolutamente d’accordo sul fatto che, se tu fossi solo, potresti vivere a Monaco. Non ti farebbe però alcun onore, e immaginati come riderebbe l’Arcivescovo! A quel modo potresti vivere ovunque, non solo a Monaco. Non devi svenderti e buttarti via in quella maniera; non siamo ancora arrivati a questo punto.
E la sorella aggiungeva: “Ci farebbe ben più onore se tu riuscissi ad ottenere un posto presso un qualche gran signore.”

Monaco, 3 ottobre 77
Mi sono deciso ad andare a trovare all’ospedale ducale il nostro amico Myslivecek [un poeta-musicista conosciuto a Bologna e frequentato a Milano: era ricoverato a Monaco per una grave malattia].
L’ho incontrato nel giardino. Mi ha detto: “La prego vada in Italia: là uno viene stimato e tenuto in grande considerazione.” E ha davvero regione; se ci penso bene, in nessun altro paese ho ricevuto tanti onori, in nessun altro luogo ho goduto di tanta considerazione come in Italia; e uno acquista credito, se ha scritto opere in Italia e specialmente per Napoli. Mi dice che in Italia, dove vivono i più grandi maestri, non si parla che di Mozart; quando si nomina lui, nessuno apre più bocca. Mi vuole scrivere una lettera di raccomandazione per Gaetano Santoro che è impresario a Napoli e per cui mi permetterebbe di usare la migliore tra le sue ultime opere per il prossimo carnevale.
Ma io vorrei sentire il parere del giudiziosissimo maestro di cappella di corte, signor von Mozart!
Ho una voglia indicibile di scrivere una nuova opera.
Se nel frattempo non troverò nessun impiego, eh bien, avrò almeno questa resource in Italia. Per carnevale avrei i miei 100 ducati assicurati; quando avrò scritto un’opera per Napoli, sarò richiesto ovunque. E poi, come il papà ben sa, a primavera, d’estate e in autunno c’è sempre la possibilità di scrivere da qualche parte un’Opera buffa, tanto per tenersi in esercizio e non restare in ozio. E’ vero, non si guadagna molto, ma pur sempre qualcosa; e in questo modo si acquista più onore e reputazione che con cento concerti in Germania. Ed io sarei più contento, avendo così da comporre, che è la mia unica gioia e passione.
Ma parlo solamente, parlo così come mi detta il cuore: se papà con dei buoni argomenti mi convincerà che ho torto, ebbene, per quanto a malincuore, mi arrenderò.

Salisburgo, 13-17 novembre 1777
Non ho dubbi che l’Elettore ti tratterrà per l’inverno e magari anche di più.
Se passerai l’inverno lì, sono sicuro che riceverai una nomina permanente con una buona paga…
Se solo tu potessi restare lì per sei mesi e far vedere che cosa sai fare in tutti gli stili musicali, ti nominerebbero certamente.

Salisburgo, 31 ottobre 1777
Ti devo fare gli auguri per l’onomastico. Ma cosa posso ora augurarti che non ti auguri sempre?- Ti auguro la grazia divina che ti accompagni ovunque, che non ti abbandoni mai e che non venga mai abbandonata da te, se avrai sempre cura di esercitare i doveri di un vero cristiano cattolico.
Che cioè tu abbia cura della tua anima, che non dia a tuo padre degli affanni nell’ora della sua morte, affinché egli in quel duro momento, non debba mai rimproverarsi di aver trascurato qualcosa per la cura e la salvezza della tua anima.

Mannheim, 4 novembre
Bacio le mani al papà e ringrazio con la massima devozione per gli auguri. Papà stia tranquillo. Ho sempre presente Dio, riconosco la Sua onnipotenza, temo la Sua ira; riconosco però anche il Suo amore, la Sua comprensione e misericordia verso le sue creature.
L’assicuro che mi sforzerò di seguire con la massima precisione gli ordini e i consigli che Ella ha avuto la bontà di darmi.

Mannheim, 4 febbraio 1778
Per prima cosa le racconto com’è andata per me e per i miei amici a Kircheimbolanden [alla corte della principessa Caroline di Nassau-Weilburg].
E’ stata una vacanza e niente di più.
Sabato sera siamo andati a corte; la signorina Weber ha cantato tre arie.
Solo ora l’ho conosciuta veramente e scorgo quindi tutto il suo valore.
Passo ora a qualcosa di molto importante, su cui la prego di rispondermi subito.
La mamma ed io ne abbiamo parlato fra di noi e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che la vita dei Wendling [uno dei due musicisti] non ci piace affatto…Quanto a Ramm è una brava persona, ma un libertino.
Io mi conosco, so che ho tanta religione da non far mai nulla che non possa poi confessare al mondo intero, ma non me la sento di viaggiare con persone con cui non potrei essere contento neppure per un attimo. Ed ecco la mia idea: finisco qui con tutto comodo la musica per De Jean e incasso i miei 200 fiorini, tanto posso fermarmi qui quanto voglio, cibo e alloggio non mi costano nulla. Nel frattempo il signor Weber cercherà di farsi ingaggiare da qualche parte con me per dei concerti. Abbiamo infatti intenzione di viaggiare insieme e viaggiare con lui sarà proprio come viaggiare con lei. E’ per questo che mi piace tanto, perché, a parte l’aspetto esteriore, le assomiglia in tutto e per tutto, ha il suo stesso Caractére e modo di pensare. Devo ammettere che viaggiare con loro è stato per me molto piacevole: eravamo allegri e contenti…Amo tanto questa famiglia così oppressa che altro non desidero se non di renderla felice; e forse potrò anche farlo. Secondo me dovrebbero andare in Italia. Vorrei perciò pregarla di informarsi su cosa danno come massimo ad una Prima donna a Verona. Per il canto giuro sulla mia vita che mi farà sicuramente onore.
Se la cosa va in porto, noi -il signor Weber, le sue due figliole ed io- avremo l’onore, passando, di far visita al mio caro papà e alla mia cara sorella. La prego faccia il possibile perché si possa andare in Italia. Lei sa qual è il mio massimo desiderio: scrivere opere.

Salisburgo, 12 febbraio
Carissimo figlio, ho letto la tua lettera del 4 con stupore e sgomento. Non ho potuto dormire tutta la notte e sono così debole che sono costretto a scrivere lentamente parola per parola.
Questa lettera in cui riconosco mio figlio solo dal difetto di credere a chiunque alla prima parola e di farsi indurre a sacrificare all’interesse di estranei la propria reputazione e il proprio interesse e perfino l’interesse dei suoi vecchi e onesti genitori e l’aiuto di cui è loro debitore per ascoltare idee e progetti privi di fondamento, questa lettera, dicevo, mi ha tanto più abbattuto, in quanto nutrivo la ragionevole speranza che alcune esperienze da te già fatte, unite agli avvertimenti che ti ho dato a voce e per iscritto, ti avessero convinto che per far fortuna occorre proteggere il proprio buon cuore con il massimo riserbo, non intraprendere nulla senza avere meditato a fondo e non farsi mai trascinare da fantasie esaltate o da idee vaghe e oscure.
Ascoltami dunque con pazienza. Le nostre tribolazioni a Salisburgo ti sono perfettamente note, conosci i miei magri introiti e sai tutti i miei tormenti. Gli scopi del tuo viaggio erano due: cercare un buon impiego stabile oppure, se ciò non ti fosse riuscito, recarti in una grande città, dove ci fossero buone possibilità di guadagno. Tutto questo nell’intento di aiutare i tuoi genitori, di dare una mano alla tua cara sorella e soprattutto di procurarti fama ed onore nel mondo, come è già accaduto nella tua fanciullezza e nella tua adolescenza. Ora dipende solo da te raggiungere a poco a poco il più grande prestigio che mai sia stato ottenuto da un musicista: è un dovere che hai nei confronti del talento straordinario che ti ha dato Iddio nella sua infinita bontà. Dipende solo dal tuo discernimento e dalla tua condotta di vita finire i tuoi giorni come un musicista qualunque, dimenticato da tutti, o come un famoso maestro di cappella, di cui i posteri leggeranno nei libri; di essere impecorito da una donna, in una stanza piena di bambini indigenti su un sacco di paglia, oppure di godere della considerazione generale, soddisfatto, ricco di onori e di fama e ben provvisto di tutto il necessario per la tua famiglia, al termine di una vita cristianamente vissuta.
Sei andato a Monaco. Amici pieni di buone intenzioni volevano trattenerti là, il tuo desiderio era di restare. Si ebbe l’idea di costituire una società; sul momento la cosa ti è sembrata fattibile, a me no.
Anche ad Augusta hai fatto qualcuna delle tue scene e ti sei divertito con la figlia di mio fratello, che ti ha anche dovuto mandare il suo ritratto.
A Mannheim hai fatto molto bene ad ingraziarti il signor Cannabich. Il che non avrebbe però dato alcun frutto, se egli non vi avesse cercato un vantaggio doppio per sé. Ed ecco che la signorina figlia del signor Cannabich viene colmata di lodi: in breve ora la favorita è lei. Poi hai fatto la conoscenza del signor Wendling. Immediatamente diviene il tuo migliore amico, e non occorre ripetere quello che è avvenuto in seguito. In un batter d’occhio fai una nuova conoscenza, quella del signor Weber; tutto quello che c’è stato prima appartiene al passato, ora è questa la più onesta e la più cristiana delle famiglie e la figlia è la protagonista della tragedia da mettere in scena. Pensi di portarla in Italia come “Prima donna”. Dimmi se conosci una prima donna che abbia calcato le scene in Italia come “Prima donna” senza aver già recitato prima diverse volte in Germania.
Ammettiamo pure che la signorina Weber canti come una Gabrielli, che abbia una voce forte adatta al teatro italiano, che sia all’altezza di un ruolo di prima donna, ecc. E’ comunque ridicolo che tu voglia farti garante delle sue doti teatrali. Ci vuole altro! Quale impresario non riderebbe se gli si volesse raccomandare una ragazza di sedici o diciassette anni che non ha mai calcato le scene?
La tua proposta - se solo ci ripenso quasi non riesco a scrivere - di andare in giro con il signor Weber e con, N.B., due figlie, poco è mancato che mi togliesse il senno.
Figlio carissimo! Come puoi farti sedurre, anche solo per un’ora, da un’idea così abominevole, che altri ti hanno suggerito? La tua lettera è scritta come un romanzo. E potresti davvero decidere di andare in giro per il mondo con degli estranei, mettendo da parte la tua reputazione, i tuoi vecchi genitori, la tua cara sorella? Esponendomi al riso e allo scherno del principe e di tutta la città che ti ama? Ed esponendo te medesimo allo scherno e al disprezzo, dopo che ho detto a chiunque me lo domandasse che saresti andato a Parigi? No, se ci rifletti un attimo non puoi pensarlo neppure per un momento.
A Parigi subito! E fai presto, mettiti al fianco di persone importanti. Aut Caesar aut nihil.
Da Parigi la fama e il nome di un uomo di grande talento si diffondono in tutto il mondo.
Partirai con tua madre, non nascondetemi più nulla: che cosa vi ha impedito di chiedermi sempre consiglio e di agire secondo la mia volontà. Rifletti se non ti ho sempre trattato amichevolmente, se non ti ho procurato ogni possibile divertimento, come un servitore che serve il suo padrone, e se non ho cercato di farti avere ogni svago onesto e decoroso, affrontando spesso grandi disagi.

Mannheim, 28 febbraio 1778
Conti su di me. Farò del mio meglio per recare onore al nome dei Mozart. La scongiuro di non lasciare mai più che le attraversi la mente il pensiero che io possa dimenticarmi di lei, perché mi è insopportabile. Il mio scopo principale era, è e sempre sarà quello di ricongiungermi rapidamente e felicemente con lei.

Parigi, 3 luglio 1778
La mia cara mamma è molto malata. Com’è sua abitudine si è fatta fare un salasso e ce n’era davvero bisogno; infatti in seguito è stata benissimo. A distanza di alcuni giorni ha però accusato dei brividi e le è venuta la febbre, la diarrea e il mal di testa. Poiché le sue condizioni peggioravano continuamente e aveva perso l’udito, il barone Grimm ci ha mandato il suo medico. E’ molto debole, ha ancora la febbre e delira. Mi danno qualche speranza, io però non ne ho molta.

[E quella stessa notte scrive all’abate Joseph Bullinger, amico suo e del padre]:

Pianga con me, amico mio! Questo è stato il giorno più triste della mia vita. Scrivo alle due di notte. Ed è necessario che glielo comunichi: mia madre, la mia cara madre, non è più. Dio l’ha chiamata a sé, l’ho visto bene e perciò mi sono rimesso alla sua volontà. Lui me l’aveva data, lui poteva quindi togliermela. Si immagini solo tutta l’agitazione, le preoccupazioni e l’angoscia in cui ho vissuto in questi ultimi quattordici giorni. E’ morta ormai priva di coscienza, si è spenta come si spegne un lume. Io le stringevo la mano, le parlavo, ma lei non mi vedeva, non mi udiva e non sentiva più nulla.
La prego solo di farmi un servizio da amico, di preparare gradatamente il mio povero padre alla triste notizia. Gli ho scritto con questa stessa posta, dicendogli però soltanto che è gravemente malata. Che Dio gli infonda forza e coraggio!
Dunque la prego, amico carissimo, mi conservi mio padre, gli infonda coraggio con le sue parole, affinché il colpo non sia per lui troppo duro quando dovrà conoscere il peggio. Le raccomando con tutto il cuore anche mia sorella. Vada subito a trovarli, non dica loro che è già morta, ma li prepari alla notizia.

Parigi, 9 luglio 1778
Monsieur, mon Trés cher Pére!
Spero che sarà pronto a ricevere con animo fermo una notizia delle più tristi e dolorose; la mia ultima del 3 l’avrà preparata a non attendersi nulla di buono. Quello stesso giorno, il 3, alle 10 e 21 minuti della sera, mia madre ha serenamente reso l’anima a Dio; quando le ho scritto già godeva delle gioie celesti. Tutto era già finito. Le ho scritto nella notte. Spero che lei e la mia cara sorella mi perdoneranno questo piccolo e tanto necessario inganno. Giudicando infatti dalla mia sofferenza e dal mio dolore quale sarebbe stato il vostro, non ho avuto cuore di sorprendervi così all’improvviso con questa spaventosa notizia.
Ho sofferto molto, ho pianto molto, ma a cosa poteva servire? E dunque ho dovuto consolarmi; fate anche voi così, caro padre mio e cara sorella! Piangete, piangete tutte le vostre lacrime, ma poi consolatevi. Pensate che l’onnipotente ha voluto così.
Miei carissimi, abbiate cura della vostra salute. Pensate che avete un figlio, un fratello che utilizzerà tutte le sue forze per rendervi felici.

[La lettera prosegue a lungo con dettagli di vita parigina propria e altrui e con informazioni sulla sua attività di musicista che, tra apprezzamenti e riserve, non offre comunque grandi speranze di impiego.]

Il principe elettore ora è nuovamente a Mannheim: anche la signora Cannabich e suo marito. Siamo in Corespondance. Se non succede quello che temo, il che sarebbe un gran peccato e cioè che l’orchesta venga molto ridotta, io continuo sempre a sperare: Lei sa che non desidero altro che un buon posto, di buon livello e ben retribuito, dovunque sia, purchè in un paese cattolico, ma da un’altra parte piuttosto che a Salisburgo.

Salisburgo, 13 luglio 1778
Ho totale fiducia nel tuo amore filiale e so che ti sei preso tutta la cura possibile della tua devota madre e che, se Dio la risparmierà, continuerai a farlo; perché è una buona madre e tu eri” la pupilla dei suoi occhi”. Tuttavia, poiché si è ammalata pochi giorni dopo il salasso, doveva essere sofferente fin dal 16 o dal 17 di giugno: sicuramente avete aspettato troppo. Lei sperava di guarire restando a letto, con la dieta, curandosi da sola.
Forse poi il salasso non è stato sufficiente? Di sicuro c’è che faceva troppo conto sulla propria forza e che ha chiamato il dottore troppo tardi. Intanto l’infiammazione interna ha preso il sopravvento.

e il 3 agosto:
Sono sicuro che la mia cara moglie defunta si trascurasse e quindi che anche gli altri la trascurassero. Essendo estremamente parsimoniosa, avrà rimandato le cose da un giorno all’altro senza chiamare il medico, convinta che in poco tempo avrebbe ripreso le forze.
A maggio ti dissi che non avrebbe dovuto rinviare il salasso. Eppure l’ha rimandato fino all’11 di giugno.
Il giorno prima del trattamento si affaticò troppo, arrivando a casa stanca e accaldata; probabilmente è stata salassata troppo poco; e infine il medico è stato chiamato decisamente troppo tardi, quando ormai era già in pericolo.
Tu avevi i tuoi impegni, eri fuori tutto il giorno e, dato che lei non faceva nessun clamore, hai preso le sue condizioni alla leggera. In tutto quel tempo intanto la sua malattia si faceva più seria, anzi mortale, e solo allora è stato chiamato il medico, quando ovviamente era troppo tardi.
Bé, ora è tutto finito. Così ha voluto Dio. Alla tua nascita l’imponderabile filo della Divina Provvidenza salvò la vita di tua madre, che pure venne a trovarsi in grandissimo pericolo, tanto che quasi pensammo di averla perduta. Era invece destinata a sacrificarsi per il figlio in altro modo.

il 27 agosto infine
Se tua madre fosse tornata a casa da Mannheim, non sarebbe morta.
Dovette partire con te a causa delle tue nuove amicizie, dovette rinunciare al proprio ritorno.

Parigi, 11 settembre 1778
Non ho nessuna ragione per affrettarmi, e certo non resto qui inutilmente e senza frutto perché mi rinchiudo in casa e lavoro per mettere insieme quanti più soldi possibili. Ora vorrei solo domandarle una cosa. Non so ancora in che modo desideri che io viaggi. Visto che con me non avrò molto bagaglio, in quanto quello di cui non ho bisogno lo spedirò alla prima occasione, potrei procurarmi un bel cabriolet, di quelli che vanno di moda ora, come ha fatto Wendling. Dopo uno può viaggiare come vuole, con la posta o con un vetturino.
Devo chiederle ancora una cosa, che spero non mi negherà. Si tratta di questo: qualora i Weber non si siano trasferiti a Monaco, ma siano rimasti a Mannheim, non potrei concedermi il piacere di passare di là per fare loro visita?

Salisburgo, 11 novembre 1178
A Dio piacendo, vorrei vivere qualche anno ancora e pagare i miei debiti, dopodiché, se lo vorrai, potrai andare a sbattere la testa contro il muro.

Salisburgo, 19 novembre:
Tu speri di trovare impiego a Mannheim? Impiego? Cosa significa? Ora tu non devi lavorare né a Mannheim né in nessun altro posto al mondo, non voglio sentir parlare di “ impiego”.
La cosa principale è che tu ora venga a Salisburgo. Non voglio saper niente di un ipotetico guadagno di 40 luigi d’oro. Finirai per andarci in rovina solo per seguire i tuoi piani campati per aria.

Monaco, 8 gennaio 1779
Le assicuro, padre carissimo, che sono felicissimo di tornare da lei.
So di non aver fatto nulla per cui debba temere i suoi rimproveri, non mi è attribuibile alcuna colpa, se per colpa si intende quello che non si addice a un cristiano e a un uomo onesto; in una parola sono felice e m’attendo fin d’ora giorni più piacevoli e lieti, ma solo in sua compagnia e in quella della mia carissima sorella. Le giuro sul mio onore che non posso soffrire Salisburgo e i suoi abitanti. La loro lingua, il loro modo di vivere mi riescono del tutto insopportabili.
C’è qui la mia cuginetta. Perché? Per far piacere a suo cugino! Questo certo è il motivo ufficiale! Solo…ma ne parleremo a Salisburgo. Per questo avrei molto piacere se potesse venire con me a Salisburgo! Quando la vedrà e la conoscerà, certamente le piacerà. Tutti le vogliono bene. Stia bene, carissimo, amatissimo padre.


Bibliografia:

Epistolari
· Mozart: Briefe und Aufzeichnungen, gesammelt und erlaeutert von Wilhelm Bauer, Otto Erich Deutsch und Joseph Heinz Eibl, 7 voll., Kassel, Bärenreiter 1962-1975.
· The Letters of Mozart and his Family, ed. and trad. by Emily Anderson, 3 voll., London: Macmillan Press, 1938 (3a ed. by Stanley Sadie and Fiona Smart, London, Macmillan Press 1985).
· La Correspondance de Mozart, sous la direction de Geneviève Geffray, 7 voll., Paris, Flammarion 1986-1999.
· Lettere, a cura di Elisa Ranucci, Milano, Guanda 1981.
· Lettere di Mozart alle donne, a cura di Olimpio Cescatti, Milano, Bompiani 1991.
· Mozart. Lettere alla cugina, con testo a fronte, a cura di Claudio Groff, Milano, ES 1991.
· Epistolario, a cura di Enrico Castiglione, Roma, Logos 1991 (Roma: Pantheon, 2001).
Biografie
· Alfred Einstein, W.A Mozart, Milano,Ricordi 1951
· Hermann Abert, Mozart, Musikverlag, Leipzig 1955 (trad. it.Milano, Il Saggiatore 1984,2 voll)
· Wolfgagang Hildesheimer, Mozart, Milano, Sansoni 1979
· Poggi e E. Vallora, Mozart- Signori, il catalogo è questo,Torino, Einaudi 1991
· Maynard Solomon, Mozart, Milano, Mondadori 1996
· Stendhal, Vita di Mozart, Roma,Passigli 1998