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Catalogo del silenzio - Adrienne Rich


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lunedì 27 febbraio 2006 legge Maria Luisa Vezzali

Adrienne Rich è nata nel1929 nel Maryland, "bianca e borghese in una casa piena di libri", da un padre ebreo, ma intellettuale laico, e da una madre "gentile".
Negli Stati Uniti è riconosciuta come una delle maggiori voci poetiche del nostro secolo.
Con le sue venti raccolte poetiche ha ridisegnato i confini di ciò che consideriamo politico (i libri che leggiamo, i cibi che mangiamo, le persone con cui facciamo l’amore…). Con la presenza vibrante del suo corpo per le strade e della sua parola sulle pagine dei saggi, ha lottato ieri contro la guerra in Vietnam e la segregazione razziale,per la liberazione delle donne e in particolare delle donne lesbiche, oggi per chiamare alla responsabilità scienziati e ricercatori e per richiedere la fine del conflitto iracheno.
Eppure è un nome poco conosciuto in Italia. Perché la poesia, anche se statunitense, è un bene scottante da esportare e in tutte le librerie del pianeta resta sempre, come lei stessa con un sorriso amaro ha scritto, “on those two shelves down there”.


Diving into the Wreck

First having read the book of myths,
and loaded the camera,
and checked the edge of the knife-blade,
I put on
the body-armor of black rubber
the absurd flippers
the grave and awkward mask.
I am having to do this
not like Cousteau with his
assiduous team
aboard the sun-flooded schooner
but here alone.

There is a ladder.
The ladder is always there
hanging innocently
close to the side of the schooner.
We know what it is for,
we who have used it.
Otherwise
it is a piece of maritime floss
some sundry equipment.

I go down.
Rung after rung and still
the oxygen immerses me
the blue light
the clear atoms
of our human air.
I go down.
My flippers cripple me,

I crawl like an insect down the ladder
and there is no one
to tell me when the ocean
will begin.

First the air is blue and then
it is bluer and then green and then
black I am blacking out and yet
my mask is powerful
it pumps my blood with power
the sea is another story
the sea is not a question of power
I have to learn alone
to turn my body without force
in the deep element.

And now: it is easy to forget
what I came for
among so many who have always
lived here
swaying their crenellated fans
between the reefs
and besides
you breathe differently down here.

I came to explore the wreck.
The words are purposes.
The words are maps.
I came to see the damage that was done
and the treasures that prevail.
I stroke the beam of my lamp
slowly along the flank
of something more permanent

Esplorando il relitto (1972)

Dopo aver letto il libro di leggende
e caricato la macchina fotografica
e controllato il filo del coltello,
indosso
l’armatura di gomma nera
le assurde pinne
la maschera solenne e goffa.
Devo farlo
non come Cousteau con la sua
squadra assidua
a bordo del veliero inondato di sole
ma qui da sola.

C’è una scaletta.
La scaletta è sempre là
a pendere innocente
sul fianco del veliero.
Sappiamo a cosa serve
noi che l’abbiamo usata.
Altrimenti è una scoria che galleggia sul mare
solo un pezzo di attrezzatura.

Scendo.
Piolo dopo piolo e tuttavia
l’ossigeno mi immerge
la luce blu
gli atomi sottili
della nostra aria umana.
Scendo.
Le pinne mi impacciano,


striscio come un insetto giù per la scala
e non c’è nessuno a dirmi
quando comincerà
l’oceano.
All’inizio l’aria è blu e poi
un blu più intenso e poi è verde poi
nera vedo nero eppure
la mia maschera è potente
pompa il sangue con forza
il mare è un’altra cosa
il mare non è una questione di potere
devo imparare da sola
a muovere il mio corpo senza sforzo
nell’ elemento profondo.

E ora: è facile dimenticare
perché sono venuta
tra i tanti che hanno sempre
vissuto qui
agitando le loro code merlate
tra gli scogli
inoltre
quaggiù il respiro è diverso.

Sono venuta a esplorare il relitto.
Le parole sono intenzioni.
Le parole sono mappe.
Sono venuta a vedere il danno compiuto
e i tesori che persistono.
Passo il raggio della torcia
lentamente sui fianchi
di una cosa più eterna

than fish or weed

the thing I came for:
the wreck and not the story of the wreck
the thing itself and not the myth
the drowned face always staring
toward the sun
the evidence of damage
worn by salt and away into this threadbare beauty
the ribs of the disaster
curving their assertion
among the tentative haunters.

This is the place.
And I am here, the mermaid whose dark hair
streams black, the merman in his armored body.
We circle silently
about the wreck
we dive into the hold.
I am she: I am he

whose drowned face sleeps with open eyes
whose breasts still bear the stress
whose silver, copper, vermeil cargo lies
obscurely inside barrels
half-wedged and left to rot
we are the half-destroyed instruments
that once held to a course
the water-eaten log
the fouled compass

We are, I am, you are
by cowardice or courage

the one who find our way
back to this scene
carrying a knife, a camera
a book of myths
in which
our names do not appear.

dei pesci e delle alghe

la cosa per cui sono venuta:
il relitto e non la storia del relitto
la cosa in sé, non la leggenda
il viso affondato rivolto sempre
al sole
i segni del danno
consumati dal sale e dal rollio in questa bellezza logora
le costole della rovina
che macerano la loro protesta
tra gli intrusi esitanti.

Questo è il luogo.
E io sono qui, la sirena e le onde nere
dei suoi capelli, il tritone nella sua armatura
Giriamo in silenzio
attorno al relitto
sprofondiamo nella stiva.
Sono lei: sono lui

il cui viso affondato a occhi aperti dorme
il cui petto sopporta ancora la fatica
il cui carico d’oro, argento e rame riposa
al buio nelle casse
sprofondate mezze marce
siamo gli strumenti semidistrutti
che una volta tenevano in rotta
il giornale di bordo smangiato dall’acqua
la bussola incrostata

Siamo, sono, sei
per viltà o coraggio

l’essere che ritroviamo la via sin qui
fino a questa scena,
con un coltello, una macchina fotografica,
un libro di leggende
in cui
il nostro nome non compare


Fenomenologia della rabbia (1972)

1. La libertà della pazza integrale
di imbrattare & giocare con la propria pazzia
di scrivere con le dita affondate in essa
lungo tutta una stanza

che non è, certo, la libertà
che hai tu che cammini a Broadway
di fermarti & voltarti o continuare
10 isolati; 20 isolati

ma sembra invidiabile forse
a una donna in pericolo

avvolta nella placenta del reale
che doveva nutrirla & invece la strangola.

3. Piatta terra invernale del cuore.
Gli allunati tornano dalla luna.
i vigili del fuoco escono dal fuoco.
Tempo senza scalpore: tempo senza decisioni.

Odio di sé, un ritornello nella mente.
Il vuoto di una vita vissuta in esilio
persino nei paesi caldi.
Cleaver fissa una finestra di coltelli.

4. Una luce bianca divide la stanza.
Tavolo. Finestra. Paralume. Tu.

Le mie mani umide in un modo nuovo.
Sangue mestruale
sembra colare dal tuo fianco.

Tenteranno di dirmi i giudici
qual era il sangue di chi?

5. Follia. Suicidio. Omicidio.
Non esiste altra via d’uscita?
Il nemico, che sempre invisibile percorre
con le racchette da neve la foresta successiva, nel sudario
di un turbine nevoso, abominevole pupazzo delle nevi
– l’essere più elusivo
e distruttivo a un tempo
che mitraglia i bambini a My Lai
e sparisce davanti a un’opposizione.

Il principe dell’aria e delle tenebre
calcola il numero dei corpi, si masturba
nella fabbrica dei fatti.

7. Improvvisamente vedo il mondo
non più in grado di sopravvivere:
tu sei là fuori a bruciare i raccolti
con l’ultimo tipo di cloruro
Stamattina hai lasciato il letto
che dividiamo ancora
e sei uscito a spargere impotenza
sul mondo
Ti odio.
Odio la maschera che indossi, i tuoi occhi
che fingono una profondità
che non possiedono, che mi trascinano
nella caverna del tuo cranio
paesaggio d’osso
Odio le tue parole
Mi ricordano falsi
manifesti rivoluzionari
arricciate imitazioni di pergamene
vendute sui campi di battaglia.

Stanotte, in questa stanza, piangendo
Ti ho chiesto: cosa stai provando?
provi qualcosa?
Ora nella torsione che assume il tuo corpo
mentre defogli i campi che ci hanno nutrito
ho la tua risposta.

8. Terra sgualcita. Luna tarlata.
Il segno pallido di una filigrana d’argento
galleggia come una rete metallica sull’acqua
nera. Tutti questi fenomeni
sono passeggeri.

Mi sarebbe piaciuto vivere in un mondo
di donne e uomini sereni
che in collusione con foglie e steli verdi,
costruiscono città minerali, cupole trasparenti,
piccole capanne di paglia intrecciata
ognuna con un disegno diverso –
una cospirazione per coesistere
con la nebulosa Granchio, l’universo
in esplosione, la Mente –

9. “Ho provato vero amore solo
per bambini e altre donne.
Tutto il resto era lussuria, pietà,
odio di sé, pietà, lussuria.”
Questa è la confessione di una donna.
Ora, guarda di nuovo il volto
della Venere di Botticelli, di Kali,
della Giuditta di Chartres
con il suo cosiddetto sorriso.

10. Come stiamo bruciando la nostra vita
testimonianza:
il metrò
in corsa per Brooklyn
una donna drogata o addormentata
la testa sulle ginocchia

la vìa del tren subterràneo
es peligrosa

molti dormono
per l’intero percorso

altri siedono
fissando fori di fuoco nell’aria

altri progettano rivolta:
notte dopo notte
sveglia in cella, la mia mente
ha lambito il materasso come una fiamma
finché il braccio della prigione è esploso con un boato

Thoreau che appicca fuoco ai boschi

Ogni atto per divenire coscienti
(è detto qui nel libro)
è un atto innaturale


Fantasia per Elvira Shatayev (1974)

Capo di una spedizione di scalatrici, che morirono tutte in una tempesta sul Monte Lenin nell’agosto del 1974. più tardi il marito della Shatayev ritrovò e seppellì i corpi.

Il freddo pareva freddo finché il nostro sangue
divenne più freddo poi il vento
morì e noi dormimmo
Se in questo sonno io parlo
è con voce non più personale
(voglio dire con voci)
Quando il vento strappò il respiro da noi alla fine
non avevamo bisogno di parole
Per mesi per anni ognuna di noi
aveva sentito il proprio sì crescere in sé
formarsi lento mentre era ferma alla finestra in attesa
di treni rammendava lo zaino si pettinava i capelli
Ciò che stavamo per imparare era semplicemente ciò che avevamo
Quassù come nato da tutte le parole quel sì raccolse
le forze si fuse e appena in tempo
per incontrare un No senza gradi
il buco nero che risucchiava il mondo

Ti sento arrampicarti verso di me
le suole dei tuoi scarponi lasciano il loro morso geometrico
enormemente sbalzato su cristalli microscopici
come quando ti seguivo sul Caucaso
Ora sono molto più
avanti di quanto entrambi avessimo sognato che si potesse essere
Sono diventata
la neve bianca pressata come asfalto dal vento
le donne che amo dolcemente scagliate contro la montagna
quel cielo blu
i nostri occhi ghiacciati cavalcano liberi nella tormenta
avremmo potuto ricucire quel blu insieme come una trapunta

Tu vieni (lo so) con il tuo amore il tuo lutto
assicurato al tuo corpo con il tuo registratore la macchina fotografica
la piccozza contro ogni consiglio
per darci sepoltura nella neve e nella tua mente
Mentre il mio corpo giace qui fuori
lampeggiando come un prisma nei tuoi occhi
come potresti dormire Tu hai scalato sin qui per te stesso
noi abbiamo scalato per noi stesse

Quando ci hai seppellito raccontato la tua storia
la nostra non finisce noi scorriamo
nell’infinito l’incausato
il possibile
Il nucleo di calore di ogni cellula è esploso fuori di noi
nell’aria sottile dell’universo
l’armatura di roccia sotto queste nevi
questa montagna che ha preso l’impronta della nostra mente
attraverso mutamenti primordiali e minuscoli
come quelli che abbiamo passato noi
per portarci l’un l’altra qui
scegliendo noi stesse l’un l’altra e questa vita
ogni cui respiro e presa e ulteriore appiglio
è in qualche luogo ancora in atto e in processo

Nel diario scrissi: Ora siamo pronte
e ognuna di noi lo sa Non ho mai amato
così Non ho mai visto
le mie forze così accettate e condivise
e restituite
Dopo il lungo allenamento le prime difficoltà
Ci muoviamo quasi senza sforzo nel nostro amore

Nel diario mentre il vento incminciava a strappare
le tende sopra di noi scrissi:
Ora sappiamo di essere sempre state in pericolo
laggiù nella nostra separatezza
e ora quassù insieme ma sinora
non avevamo mai toccato la nostra forza

Nel diario che mi fu strappato dalle dita avevo scritto:
Cosa significa amore
cosa significa “sopravvivere”
Un cavo di fuoco blu lega i nostri corpi
che bruciano insieme nella neve Non vivremo
per accettare di meno Lo abbiamo sognato
tutta la nostra vita

21 poesie d’amore (1974-1976)

6. Le tue piccole mani, esattamente uguali alle mie –
solo il pollice è più largo, più lungo – a queste mani
potrei affidare il mondo, o a molte mani come queste,
che maneggiano attrezzi o volanti
o toccano un viso umano… Mani così potrebbero girare
il nascituro nella posizione giusta per il parto
o guidare la nave di soccorso
attraverso gli iceberg, o ricucire
i cocci sottili come aghi di un grande cratere greco
sui cui fianchi
figure di donne balzano nell’estasi
verso la grotta della sibilla o l’antro eleusino –
mani così potrebbero compiere una violenza inevitabile
con tanta misura, con tanto controllo
del raggio d’azione e dei limiti della violenza
che la violenza poi diventerebbe obsoleta per sempre.

Origini (1981-1982)

15. E’ fuori moda, scandaloso
credere di avere un “destino”

– idea spesso tipica di chi
possiede privilegi –

ma c’è altro: per chi è disprezzato
e in pericolo la fede

di non essere solo la somma
dei danni subiti:

di aver conservato al di là della violenza la certezza
organizzata in motivi come sul tessuto kente

inaspettata come sul batik
ricorrente come erbe amare e pane azzimo

di rappresentare l’anello di raccordo
in una lunga, continua via

di ordinare fame, clima, morte, desiderio
e la vicinanza del caos.

18. C’è qualcosa oltre all’odio di sé. Che ancora sopravvive
a queste foto di vecchia vita schenazita:
siamo bambini dotati nella colonia di campagna
oppure orfani nel kindergarten
ci affrettiamo lungo la via delle librerie antiquarie
illuminata su un lato dal sole
percorriamo i reparti dell’ospedale ebraico
seguendo i rombo del marmo infermiere giovani e serie
siamo parte di un gruppo di famiglia
in posa scattato nel 1936
con tavole, poltrone, felci
(dietro di noi, nelle nostre vite, la strada fangosa
e lo shames lacero
il musicista ambulante, la fila degli operai tessili in sciopero)
siamo parte di una famiglia con le tempie bendate di bianco
siamo stati picchiati in un pogrom

Il luogo dove tutti i binari finiscono
è il luogo doveavrebbe dovuto fermarsi la storia
ma non si ferma dove avrebbe dovuto fermarsi
il pensiero ma non si ferma
dove avrebbe dovuto cedere il disegno alla fine ma diventa solo
un disegno differente
terribile, liso
logorato familiare continuo

Hohokam (1981)

Nostalgia è solo l’altra faccia dell’amnesia.
Provo a penetrare una cultura preistorica
che il museo chiama coloro che scomparvero.
Provo a immaginarli, prima degli Hopi
o dei Navaho, coloro che scomparvero
ma si ritirano, archetipo sfocato.
Che abbiano lasciato ai Pima o ai Navaho
un raro tesoro, ormai arcaico, qualcosa
di più di una donna senza volto che macina il grano?
Coloro che scomparvero è linguaggio d’amnesia:
nient’altro da dire di loro. Nessuno che voglia
vedere i loro volti o ascoltare le loro storie.
Provo a immaginare una sciamana del deserto
mentre porta acqua a campi di zucca, mais e cotone
ma là dove il deserto stesso è mezzo eroso
mezzo inondato da un milione di getti a spruzzo
paradiso apparso per magia per il ricco uomo bianco
nessuna sciamana, neppure il suo fantasma.

(Dediche) (1990-1991)

So che stai leggendo questa poesia
tardi, prima di lasciare il tuo ufficio
con l'unico lampione giallo e una finestra che rabbuia
nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete
quando l'ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo
questa poesia in piedi, in una libreria lontana dall'oceano
in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti
attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare,
spirali di lenzuola ristagnano sul letto
e la valigia aperta parla di fuga,
ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia
mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale
verso un amore diverso
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute,
mentre aspetti le ultime notizie sull'intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d'aspetto
di occhi incontrati e che non si incontrano, di identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita:
le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia
continui a leggere
perché anche l'alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia in cucina,
mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e
un libro in mano,
perché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua:
di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno
continuare a leggere
e io voglio sapere quali sono.
So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa,
divisa tra amarezza e speranza,
per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non c'è altro da leggere,
lì dove sei approdata, nuda come sei.

Un atlante del mondo difficile (1990-1991)

2. Ecco una mappa della nostra terra:
qui c'è il Mare dell'Indifferenza, smaltato di sale
Questo è il fiume maledetto che scorre dalla fronte all'inguine,
acqua che non osiamo assaggiare
Questo è il deserto in cui hanno piantato missili come tronchi
Questo è il cesto del pane delle fattorie ipotecate
Qui è dove è nato il rocker
Questo è il cimitero dei poveri
morti per la democrazia Questo è il campo di battaglia
di una guerra del diciannovesimo secolo la cappella è famosa
Questa è la città marina di mito e storia dove flotte di pescatori
sono andate in rovina Qui c'era lavoro sul molo
a congelare il pesce paga a ore e nessun contributo
Ecco altri campi di battaglia Centralia Detroit
Ecco le foreste neolitiche le vene di rame d'argento
Ecco i quartieri della desolazione il silenzio si alza come fumo dalle strade
Questa è la capitale del denaro e del dolore: le sue spire
s'infiammano in mulinelli d'aria i suoi ponti stanno crollando
i suoi figli vanno alla deriva in vicoli ciechi segregati
tra spire di filo spinato
Ho promesso di farti vedere una mappa, mi dici, ma questo è un murale
Ebbene sì, lascia stare non c'è una grande differenza
da dove lo guardiamo è la questione

Salvataggio di mezzanotte (1996)

4. Ma durante la mia vita non mi aspettavo nemmeno
di assistere a questo : : non sono stata profonda
lucida o saggia potresti dire abbastanza
da vedere negli occhi iniettati di sangue della storia
questo commercio questo relitto di corazzata staccato
da tutti i voti, giuramenti, decreti, accordi, promesse : : Da vedere

non O il mio Capitano
caduto freddo & morto per mano dell'assassino

ma freddo vivo & acquattato : : bere con gli assassini
in abito di seta nera di Hong Kong
spingere la figlia nella sua gonna rosa
strizzata alla vita
a ballare con i trafficanti
di gas nervino dicendo loro Avanti
e alla ragazza Svègliati

5. Quando mangiavo e bevevo liberazione un tempo camminavo
a braccetto con una persona che sosteneva di avere qualcosa da insegnarmi
Erano il viale e le abitatrici
affrancate dalla casa : : senzatetto : : donne
senza stoviglie da lucidare o letti da rifare
o pettini da passare tra i capelli
o acqua calda per togliere il grasso o scatolette
da aprire o sapone da passare in quel modo
sotto le ascelle e poi sotto i seni e poi giù verso le cosce

Bidoni di benzina in fiamme sotto l'autostrada
e bottiglie cadute da confezioni di cartone
e pile di oggetti smarriti e ritrovati da passare di mano in mano
e figure che si proteggevano dal vento
Attraverso tutto questo lei mi portava : : E diceva
Il mio nome è Liberazione e sono nata qui
Di cosa hai tanta paura?

Abbiamo ciondolato fino a tardi nei bar come pipistrelli
ci siamo date il bacio della buonanotte ai semafori
- pensavi che io indossassi questa città senza dolore?
pensavi che non avessi famiglia?

7. Questa pazienza orribile che è parte del lavoro
Questa pazienza che attende il linguaggio il senso il minimo segno
Questo arrancare impacciato che trascina caparbio
la flebo su e giù per il corridoio
con la sacca d’urina macchiata di sangue

Solo così puoi ricominciare a vivere
svegliarti per misurare la temperatura dell'anima
all'alba quando gli iris neri si protendono
dalla bocca del vaso accanto al letto
Questa condizione in cui giuri Mi sottometterò
a qualsiasi cosa sia la poesia
Non accetto limiti Pazienza orribile

8. Impossibile mangiare un uovo Non sai dove è stato
Il comune corpo di una gallina
non garantisce alcuna garanzia La campagna si rifiuta di fornirne
Il latte è in polvere la carne è sofisticata in entrambi i sensi

Mura antiche orgoglio di architetti crollando
ci trovano in cantucci precari a dormire come volpi
noi ricercatori noi non cercati noi
ricercati per il crimine di essere noi stessi

La fama striscia sul ventre come ogni belva in cerca di cibo
Le rovine sono distruzione del sistema che fa trapelare
erbacce e luce che ridisegna
la Città delle Speranze

Impossibile mangiare un uovo Non infelici piuttosto incapaci di stupirci
soffriggiamo verdure e aglio cibiamo i gatti selvatici
e quando si strappano i documenti irregolari della nebbia
cerchiamo negli spiragli stelle giovani
nella cintura di Orione

da Diari usoniani 2000(2000-2002)

(Usoniano: termine coniato dall’architetto Frank Lloyd Wright per il suo stile ispirato alle praterie.Qui: relativo agli Stati Uniti d’America.)

1. Cittadino/Alieno/Notte/Incubo. Il paese in cui sono nato e vissuto subisce rapidi e palesi cambiamenti. Ci ritorno da straniero. In effetti ho vissuto qui tutto il tempo. A un certo punto mi sono reso conto che nessun cavo continuo mi connetteva più alla natura del cambiamento. Non riesco a trovare il passaporto. Non c’è nessuno che me lo chiede.

10. Resoconto della missione.L’Organizzazione per l’Abolizione della Crudeltà ha un dispiegamento aereo con basi in ogni continente e persino nelle zone più oscure della terra. Sono stati costruiti piste e hangar per accogliere aerei grandi e piccoli per missioni di perlustrazione o soccorso in qualsiasi condizione, dal ghiaccio polare al deserto, alla giungla. Molti tipi di velivoli sono naturalmente progettati per i centri urbani. La missione dell’Organizzazione non è limitata al Primo, al Terzo, o a qualsiasi altro Mondo. E’ diretta alla scoperta e all’eliminazione della crudeltà in qualsiasi direzione, inclusi i luoghi extraterrestri presenti e futuri.

E’ ovvio che la distruzione della disperazione è tuttora il nostro scopo più urgente. A questo proposito, impieghiamo metodi paramilitari con grande cautela e precisione.

Il personale coinvolto in questo nuovo programma non risponde ad alcun organo nazionale, ma solo alla missione. Veniamo informati su tutte le nuove tecnologie non appena disponibili. Pertanto abbiamo una straordinaria fusione di politica e tecnologia, straordinaria per il fatto che il suo scopo è l’abolizione della crudeltà.

Il nostro è il primo progetto di questo genere a essere autorizzato mediante i nuovi statuti paranazionali. In linea di principio, ora si concorda che tanto gli agenti quanto gli oggetti della crudeltà devono essere soccorsi e trasformati, e che a volte si fondono l’uno nell’altro.

In risposta alla vostra richiesta: questa è un’operazione complessa. Possediamo una vasta gamma di specializzazioni e interessi. Alcuni di essi sono appositamente calibrati sul linguaggio

a causa dei suoi poteri noti e ignoti
di collegare e separare

a causa della sua capacità
di ostracizzare i senzaparola

a causa della sua capacità
di nutrire l’autoinganno

a causa della sua capacità
di rinascita e sovversione

a causa della storia
della tortura
contro l’espressione umana


Da What Does a Woman Need to Know (1979)

Questo è il significato dell’elezione a simbolo delle donne (tokenism): quel potere negato alla vasta maggioranza è offerto a poche, in modo che appaia possibile per ogni donna “veramente qualificata” accedere ai vertici, ai riconoscimenti e alle relative ricompense, e che di conseguenza appaia possibile il trionfo di una giustizia basata sul merito. La donna-simbolo è incoraggiata a considerarsi diversa dalla maggior parte delle altre, in quanto eccezionalmente meritevole e dotata… Così perdendo la sua visione di outsider, perde il discernimento che la lega alle altre donne affermando la sua identità, e in questo modo le donne diverse da lei (povere, nere, cameriere, prostitute, anziane…) le diventano invisibili, rappresentando proprio quello che lei è riuscita a fuggire… Credo che l’anima di ogni donna sia posseduta dagli spiriti delle donne precedenti che hanno combattuto per i bisogni insoddisfatti loro e dei loro figli e delle loro tribù e dei loro popoli, che hanno rifiutato di accettare le imposizioni di uno stato o di una chiesa maschilisti, che hanno corso grandi rischi e hanno resistito… Dobbiamo ricordare nel profondo l’intuizione del femminismo degli anni Sessanta: <>.

Da Resisting Amnesia. History and Personal Life (1983)

Alla fine voglio avanzare alcune proposte concrete. Come studentesse, potete chiedere a voi stesse e ai vostri insegnanti: cosa manca, chi manca, nei manuali di storia, nei canoni letterari che ci propinate? E se frequentate un corso di Womens’ Studies, potete chiedervi: di quali donne si parla? Solo bianche? Solo parenti di uomini dell’alta borghesia? Solo eterosessuali?… Come insegnanti, dobbiamo continuamente ritornare studenti. Dobbiamo fare quello che ogni intellettuale ha sempre dovuto fare: forzare i limiti della nostra educazione, cercare nuove fonti.

Da Blood, Bread and Poetry: the Location of the Poet (1984)

Venendo da una cultura che incoraggia i poeti a pensarsi alienati dalla sensibilità della massa, venendo da questa cultura dominante statunitense che ci confonde dicendoci che un poeta non è economicamente vantaggioso né politicamente significativo, venendo da questa cultura che mi dice che sono destinata a essere un lusso, una decorazione sul buffet del curriculum universitario, un’occasione celebrativa, cosa devo pensare di questa frase: <>… Scrivo pienamente consapevole che la maggioranza degli analfabeti nel mondo è rappresentata da donne e che io stessa vivo in un paese tecnologicamente avanzato dove il 40% dei cittadini sa appena leggere e il 20% è analfabeta funzionale… Dal momento che invece io so scrivere, che le mie parole sono lette e prese seriamente, che considerano il mio lavoro come parte di un insieme più ampio della mia vita o della storia letteraria, sento la responsabilità di continuare a cercare insegnanti che mi aiutino ad allargare e approfondire le mie fonti e a esaminare l’io che parla nelle mie poesie… In Nicaragua l’arte non è prodotta come un bene di lusso, ma come parte di una lunga conversazione con gli avi e con il futuro. Questi artisti proseguono una tradizione in cui lotta politica e continuità spirituale sono compenetrate. Non c’è bisogno di perdere niente, di sacrificare alcuna bellezza. Il cuore non diventa di pietra.

Da What is found there. Notebooks on poetry and politics (1993)

It is difficult
to get the news from poems
yet men die miserably every day
for lack

of what is found there.

(Williams Carlo Williams)

cap 6.

Devi scrivere, e leggere, come ne andasse della tua vita. Non è quello che in genere si insegna a scuola. Al massimo, come ne andasse del tuo sostentamento (il prossimo risultato, il prossimo lavoro, borsa di studio, cattedra, promozione, fama); nessuna domanda di altri significati. E, ammettiamolo, la lezione data a scuola a un gran numero di bambini – e quindi di lettori – è: “Questo non ti riguarda”.

Leggere come ne andasse della tua vita significherebbe portare nella tua attività di lettore le tue convinzioni, il turbine della tua vita onirica, le sensazioni fisiche della tua quotidiana vita carnale; e contemporaneamente permettere a quello che leggi di perforare le comode e impermeabili abitudini in cui quotidianamente la tua vita carnale viene mappata e incanalata. E a quel punto che ne sarebbe delle risposte giuste, dei compiti a cosiddetta “risposta multipla” dove la matita deve barrare un’opzione e un’opzione sola?