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Vita di Galileo (due versioni) - Bertolt Brecht


lunedì 15 febbraio 2010 legge Vincenzo Fano
Bertolt Brecht (1898 - 1956) termina in tre settimane la prima versione di La vita di Galileo (Leben des Galilei), la cosiddetta danese, nel novembre 1938, in esilio a Svendborg. Seguiranno una “versione americana”, elaborata tra il ‘43 e il ‘45, e una “versione berlinese”, conclusa nel ‘56. Il cambiamento più profondo, vera e propria riscrittura, è relativo agli anni in cui Brecht è esule a Hollywood. Anche grazie alla conoscenza dell’attore Charles Laughton, la figura dello scienziato protagonista diventa più ricca di contraddizioni, più ambigua e problematica. Inoltre muta la posizione critica di Brecht nei confronti della scienza stessa a seguito dei fatti occorsi in quegli anni. Di queste variazioni discuterà Vincenzo Fano, professore di logica e filosofia della scienza.


Bertolt Brecht, Vita di Galilei, versione danese
XIII. 1633-1642. GALILEI, PRIGIONIERO DELL’INQUISIZIONE, PROSEGUE FINO ALLA MORTE I SUOI LAVORI SCIENTIFICI. GLI RIESCE DI PORTARE FUORI D’ITALIA DI CONTRABBANDO I SUOI CAPOLAVORI.
Una villa nelle vicinanze di Firenze, dove GALILEI vive come prigioniero dell’Inquisizione. Un tavolo gigantesco, un piccolo letto. GALILEI ora è vecchio e malato e si muove come un cieco.
[...]
VIRGINIA – Hanno bussato alla porta.
Essa va fuori è stringe la mano ad ANDREA con freddezza.
ANDREA – Lascio Firenze per lavorare scientificamente in Olanda e mi hanno pregato di fargli visita, affinché possa riferire di lui.
VIRGINIA – Non so se ti vuole vedere. Non sei mai venuto.
ANDREA – Chiediglielo.
GALILEI ha sentito la voce di ANDREA ed è corso fuori. – Sei tu, Andrea?
ANDREA – Sì.
GALILEI – Sei benvenuto! Sei benvenuto! Lasciami solo con lui!
VIRGINIA (viene dentro con lui) – Voglio ascoltare anche io ciò che racconta.
ANDREA (freddo) – Come sta?
GALILEI – Siediti. Che cosa fai? Racconta del tuo lavoro!
ANDREA (si siede) – Vado in Olanda. Ma Bermegger a Strasburgo mi ha incaricato di informarmi della Sua situazione.
GALILEI – Mi trovo bene. Mi dedicano molta attenzione. E non solo da parte delle autorità. (Vuole sondare l’opinione dell’altro) Proprio adesso sono arrivate delle oche.
ANDREA (rigido) – Mi fa piacere poter riferire che Lei sta bene.
GALILEI – Sì mi si dedica molta attenzione. Grazie al mio profondo pentimento ho ottenuto il favore dei miei superiori, tanto che mi hanno concesso, sia pure entro limiti ristretti e sotto il controllo ecclesiastico, di dedicarmi ai miei studi di scienza.
ANDREA (accanito) – Anche noi abbiamo sentito che la Santa Chiesa è soddisfatta di lei. La Sua totale sottomissione ha insegnato agli spiriti servitori troppo zelanti della scienza e noncuranti dei dogmi ecclesiastici, che non si può fare ricerca se i superiori non lo vogliono. Si assicura che i Suoi superiori hanno constatato con soddisfazione che, da quando Lei si è sottomesso, non è stata più pubblicata nessuna opera con nuove affermazioni.
GALILEI (stancamente) – Purtroppo ci sono paesi che non vivono sotto l’ala protettrice della Chiesa. Temo che laggiù quelle dottrine fallaci e condannate vengano ancora almeno favorite.
ANDREA – Anche là la Sua abiura ha provocato un contraccolpo gradito alla Chiesa. Il Suo nome è sulle labbra di tutti coloro che vedono in un progresso non ostacolato delle scienze naturali una minaccia dell’ordine costituito.
GALILEI – Capisco. (Pausa) Sono preoccupato per alcuni scienziati miei amici, che furono da me indotti in errore. Hanno tratto giovamento dalla mia abiura?
ANDREA – Si è molto discusso sulla Sua persona. Alcuni dei Suoi precedenti amici sostengono che Lei ha abiurato in ragione del servizio che spera di poter ancora rendere alla fisica restando in vita. A causa di quelle opere che solo Lei potrebbe scrivere.
GALILEI (brusco) – Quelle opere non esistono.
ANDREA – Quindi non era questa la Sua motivazione?
GALILEI – Poco dopo il processo alcune persone, che mi conoscevano da prima, mi hanno trattato con una certa indulgenza, in quanto mi hanno attribuito ogni sorta di intenzioni nobili. A ciò mi sono opposto. Io vedevo in questo solamente una capacità di giudizio diminuita, causata dal fatto che mi trovavano fortemente cambiato dal punto di vista fisico. Dopo un’accurata valutazione di tutte le circostanze, quelle scusanti e le altre, si può solo essere dell’opinione che si potesse arrivare ad una tale ubbidienza per nessun’altro motivo che per troppa paura della morte. (Pausa) Con ciò non nego (verso VIRGINIA) il profondo pentimento che sento come figlio della Chiesa, da quando i superiori mi hanno persuaso della mia strada sbagliata con gli argomenti più importanti. Di solito ci vuole nientedimeno che la minaccia della morte per distogliere un uomo da dove lo ha portato l’intelletto, il dono più pericoloso dell’Onnipotente. Capivo del resto bene che mi aspettava solo l’Inferno, che, come dice il Poeta, è abitato da quelli che si sono giocati l’intelletto e dunque sono senza speranza.
ANDREA – Molti si ricordano ancora oggi che Lei una volta, a causa di alcune annotazioni, è rimasto in città durante la peste.
GALILEI – Oh, la peste non è così mortale. Gli esseri che la causano commettono errori. Ma parliamo d’altro. La fisica e l’astronomia potranno fare a meno di me e procedere nell’ordine del giorno.
ANDREA – D’accordo, ma solo dopo un certo periodo.
GALILEI – Certamente, chi dovrebbe parlare nel frattempo a favore di queste dottrine nuove e audaci, dopo che io, una delle loro autorità, ne ho mostrato la mendacia? Pare che ormai siano fuori dal mondo. Nulla parla più per esse, se non alcuni fatti. (Ha cominciato a giocare con una piccola pietra presa dalla tasca) Non posso più vederla. (La lascia cadere al suolo e si china sopra) Tuttavia sento ancora la sua caduta. Il fenomeno dell’autorità è difficile. Mi chiedo quando la scienza potrà cavarsela senza autorità. Per esempio, nel problema dei corpi che galleggiano l’autorità di Archimede è durata poco, benché egli abbia insegnato la verità. Invece quella di Aristotele, che insegnò la non-verità, è durata duemila anni. L’autorità e la non verità pare che vadano assieme, e lo stesso vale per la verità e la non autorità.
ANDREA – Come voi accennaste, la fisica potrà arrangiarsi da sola. Ma molti guardarono con entusiasmo le Sue fatiche astronomiche, così lontane dai Suoi impegni quotidiani, perché si credette che Lei lottasse per un trasferimento dell’autorità dall’uomo alle opinioni e dalle opinioni ai fatti. Mentre insegnava questo o quello Lei disse, che per molto tempo Le importava meno stabilire perché proprio queste sfere celesti e quali di loro giravano ...
VIRGINIA – Di ciò è proibito parlare.
ANDREA – … ma piuttosto del fatto che di ciò si potesse parlare. Anche, se il dubbio non fosse buono e se non si dovesse insistere su quelle cose che hanno dalla loro parte motivi e dimostrazioni. Cosicché molti La seguivano ovunque con l’occhio e con l’orecchio credendo che Lei non era solamente per una determinata dottrina del movimento degli astri, ma ancor più per la libertà dell’insegnamento e questo in tutti i campi. Dunque non solo per un qualche pensiero, ma per il diritto di pensare in generale. Cosa controversa. Allorché essi hanno saputo che Lei ha abiurato da ciò che aveva detto, non è sembrato solamente che alcuni pensieri sui movimenti degli astri siano stati messi in discredito, ma il pensiero stesso sia considerato sacrilego, in quanto opera con motivazioni e dimostrazioni.
VIRGINIA – Ma non è vero che i superiori abbiano vietato la scienza, come ora si dice. Padre Filippo dice che la Chiesa accoglierà addirittura nei manuali le grandi invenzioni e scoperte di mio padre. Solo la teologia, che è tutta un’altra scienza, non deve essere attaccata nelle sue opinioni.
GALILEI – Nelle ore libere – ne ho molte – ho riflettuto – come agli occhi del mondo scientifico – al quale io non appartengo più, benché io conosca ancora alcuni suoi decorsi di pensiero – deve essere apparso il mio comportamento. (Parlando accademicamente le mani giunte sul ventre) Esso dovrà considerare se può essere sufficiente che i suoi membri gli consegnino un certo numero di proposizioni, diciamo sulle tendenze dei corpi che cadono o sui movimenti di certi astri. Come ho detto, mi sono escluso dal modo di pensare della scienza, tuttavia suppongo che essa ? a meno che non vuole correre il pericolo dell’annullamento non potrà dispensare i suoi membri da tutti i doveri ulteriori. Ad esempio, dall’impegno di collaborare all’auto-conservazione di se stessa come scienza. Perfino un commerciante di lana, oltre che di acquistarla a buon prezzo e fornire lana solida, deve anche preoccuparsi che il commercio della lana sia permesso in generale e proceda liberamente. Per questo un membro del mondo scientifico logicamente non può rimandare a un qualche merito suo in quanto ricercatore se egli ha trascurato di onorare la sua professione in quanto tale e di difenderla contro ogni potere. Questa però è una faccenda complessa. Perché la scienza poggia sull’istanza per cui non si possono sottomettere i fatti alle opinioni, bensì le opinioni ai fatti. Essa non può ammettere limitazione a questi principi e porli solamente per “alcune opinioni” e “questo o quel fatto”. Per essere sicura che questi principi possano sempre essere soddisfatti illimitatamente, la scienza deve lottare affinché siano rispettati in tutti i campi. Cioè la scienza si trova con l’intera umanità su una barca. Per cui non può dire: che cosa mi interessa se dall’altra parte della barca c’è una falla! Alla scienza non possono servire uomini che trascurino la difesa della ragione. Essa deve cacciarli con vergogna. Infatti essa può conoscere quante verità vuole, in un mondo di menzogna non avrebbe durata. L’umanità dovrà troncare una mano che pur dando alla scienza nutrimento la prende talvolta e senza preavviso alla gola. Questa è la ragione per cui la scienza non può tollerare nelle sue file un uomo come me.
VIRGINIA (appassionatamente) – Ma tu sei stato accolto nei ranghi dei fedeli!
GALILEI – È vero. Sono dell’idea che ho distrutto tutti gli esperimenti che c’erano, dannosi alla fede cieca. Solo la mia abitudine connaturata a calcolare anche ciò che è improbabile può motivarmi nel dire: quasi tutti. È chiaro che solo gli argomenti più irresistibili dell’Inquisizione mi hanno convinto della dannosità della mia ricerca.
ANDREA (con voce soffocata) – Sì.
VIRGINIA esce
VIRGINIA (all’impiegato) – Era il suo allievo e ora è diventato il suo nemico.
GALILEI (che ha aspettato finché non abbia udito la porta chiudersi dietro di lei) – Purtroppo devo confessare che ho subito delle ricadute.
ANDREA – Che cosa intende?
GALILEI – Allorché ho appreso gli importanti argomenti citati dall’Inquisizione ero da tanto tempo nella matematica e nell’astronomia, ed era difficile per me eliminare da me in un colpo solo tutti gli errori. Tentando di dimostrare con prove e motivazioni inoppugnabili l’assoluta correttezza delle opinioni della Chiesa, sono caduto di nuovo nella ricerca, poiché la mia carne è debole. Confesso che ho scritto un altro libro.
ANDREA (sempre più attento) – Ma il mondo non sa nulla di ciò.
GALILEI – No, tuttavia io lo ho già scritto.
ANDREA (con profonda eccitazione) – Non è mica il “Discorso su due nuove scienze” che aveva iniziato alcuni anni fa?
GALILEI (annuisce) – Tuttavia non starà mai in una libreria. Lo ho scritto per me. Anche ciò che pensavo, che è necessario pensare non solamente nella propria testa, ma anche nelle teste degli altri, era, come ho udito, un completo errore, quasi paragonabile all’errore copernicano, che la Chiesa ha contraddetto. Un errore pericoloso! Dio sia lodato, posso essere sicuro che i miei esercizi scritti, che di per sé forse sono perdonabili come deviazioni di un uomo troppo vecchio, che non ha altro da fare che trascinarsi dietro il suo mestiere, rimarranno nascosti agli occhi del mondo grazie alle autorità – il cui interesse per me non posso sottolineare abbastanza. Ogni foglio va alle autorità e torna a me ma solamente finché mi serve per il lavoro. Dopo di che, quando tutto è finito, esso verrà certamente conservato in un luogo sicuro, come un esempio della follia degli uomini. Purtroppo ho qui anche gli appunti completi per quest’opera, che ho scarabocchiato durante il lavoro, per preparare il dettato finale. Essi stanno nel mio mappamondo, nessuno ci fa caso.
ANDREA (incerto) – Deve essere difficile lavorare in queste circostanze.
GALILEI – Io cedo sempre di nuovo alla tentazione. Non dovrei, ma lo faccio. Sono schiavo delle mie abitudini e la mia punizione sarà dura.
ANDREA piange.
GALILEI – Hai detto qualcosa?
Pausa.
GALILEI – Vivo nella paura continua, paura continua, che questo scritto in qualche modo finisca nelle mani sbagliate e possa essere letto all’estero dove non si conosce il peso straordinario degli argomenti dell’Inquisizione come lo conosco io, sicché si potrebbero trarre conseguenze del tutto errate dalle mie osservazioni.
ANDREA – Ma questo di certo non sarebbe possibile senza la Sua volontà.
GALILEI – Contro la mia volontà, mio caro, contro la mia volontà. Sono un uomo vecchio, è facile prendermi tutto; di fatto, vedo appena te, benché mi sei abbastanza vicino e di fronte.
ANDREA – Ma non è abbastanza sorvegliato, sicché non dovrebbe avere questa preoccupazione? (Si è alzato in piedi e si è avvicinato al mappamondo. Ha tentato di mantenere la sua voce ferma. Ma il modo in cui si dirige verso il manoscritto mostra il desiderio per il nuovo lavoro del suo maestro, il più grande fisico del tempo.)
GALILEI – Questo purtroppo non è così. Le istanze superiori sanno che qui non c’è più nulla. Sono sicuri. Solamente qualche esterno come te potrebbe pensare di scavare in questo mucchio di macerie, per vedere se è possibile pescare ancora qualcosa di utilizzabile. Del resto perché altrimenti ancora uno dovrebbe venire ogni tanto qui da me? Perché di me non c’è più nulla, dato che io stesso mi ho distrutto. Infatti, un tale mi esproprierebbe. Direbbe che ha trovato questi inizi di una nuova fisica da qualche parte, sgorgati da una fonte opaca. Il nome dell’autore una volta aveva un certo significato nel mondo della scienza. Ma egli si è rivelato un bugiardo. Dunque questi fogli vanno esaminati con la massima prudenza, poiché essi si basano solo su se stessi.
ANDREA è sprofondato nel manoscritto.
GALILEI – Comunque una cosa la devo dire: quel tale correrebbe un grosso pericolo.
ANDREA – Egli potrebbe non temerlo tanto.
GALILEI – No. Egli non dovrebbe prendere me a modello. (Pausa) Ma forse ora vuoi andare? (Si alza)
ANDREA (che ha intascato il manoscritto) – Sì, ora vado. Vedo come se una torre fosse crollata, di enorme altezza e ritenuta incrollabile. Il rumore del crollo era molto più forte di quello che facevano gli operai e le macchine per l’intero periodo della sua costruzione e la colonna di polvere provocata dal suo crollo è stata più alta della torre stessa. Ma probabilmente si vedrà, quando la polvere si è posata, che i dodici piani superiori sono caduti mentre i trenta di sotto stanno ancora in piedi. La costruzione quindi potrebbe essere ripresa. Intende dire questo? A favore ci sarebbe che le divergenze nella nostra scienza sono ancora tutte presenti, e ora sono state accertate. La difficoltà sembra aumentata, ma il bisogno è parimenti diventato più grande. Sono felice di essere venuto. (Egli porge la mano a GALILEI.)
GALILEI (non la prende, insicuro) – La luce dei miei occhi è cattiva, Andrea. Non vedo più, scruto solamente. Vai ora. (Va lentamente verso il mappamondo e controlla se è chiuso.)
GALILEI – Non sono insensibile alle gentilezze che mi vengono ancora dimostrate. La gente di passaggio si ricorda di me eccetera eccetera. Io non fraintendo queste cose. Sono contento di averti trovato così come sei. Alcune esperienze ti avrebbero potuto portare a un’opinione del tutto falsa su ciò che abbiamo sempre chiamato il futuro della ragione. Ma naturalmente un singolo uomo non può né avvalorarla né screditarla. Essa è una cosa troppo grande. La ragione è una cosa nella quale gli uomini si dividono. Essa infatti è l’egoismo dell’ umanità intera. Questo egoismo è troppo debole, ma perfino un uomo come me può ancora vedere che la ragione non è alla fine, ma all’inizio. Resto anche dell’opinione che questa è una nuova era. Se avesse l’aspetto di una brutta vecchiaccia sporca di sangue, allora sarebbe questo l’ aspetto di una nuova era! L’irruzione della luce va verso la più profonda oscurità. Mentre in alcuni luoghi si compiono le più grandi scoperte, che dovranno aumentare immensamente i beni della felicità umana, altre parti molto grandi di questo mondo giacciono nella più totale oscurità. Il buio là è addirittura aumentato! Stai attento quando attraverserai la Germania portando la verità sotto la giacca.
ANDREA esce.
VIRGINIA – Non vedo di buon occhio le visite dal passato. Lo agitano. (Lo porta fuori. Poi entra con l’impiegato nella stanza.)
L’IMPIEGATO – Sta diventando molto freddo. Deve aver freddo Signor Galilei. (Esce dopo una breve ispezione.)
VIRGINIA (preparando il letto) – Spero che non ti senti troppo indebolito. Questi colloqui non sono per te e non portano a nulla.
GALILEI – Forse no.
VIRGINIA – Eh sì, e ora sdraiamoci e dormiamo profondamente.
GALILEI (comincia a spogliarsi) – Mi chiedo chi ci ha mandato le oche.
VIRGINIA – Andrea no.
GALILEI – Già, forse no. Del resto oggi mi sento addirittura un po’ meglio. La testa rossa la vedo sempre come era da ragazzo. L’oggetto della sua prima lezione è stata una mela. Quando mi ha dato la mano, ho pensato che ora egli stesso insegna. Come è la notte?
VIRGINIA – Chiara.
GALILEI – Bene. Così egli può vedere la sua strada.


Bertolt Brecht, Vita di Galilei , Einaudi 1963
XIV.
1633-1642: Galileo Galilei vive fino alla morte in una villa dei dintorni di Firenze, prigioniero dell’Inquisizione. I « Discorsi delle nuove scienze ».
Dal milleseicentotrentatre
al milleseicentoquarantadue:
Galileo Galilei è prigioniero della Chiesa
fino alla morte.
Grande stanza con una tavola, un seggiolone di cuoio e un mappamondo.
Galileo, vecchio e quasi cieco, è intento ad un esperimento con una pallina lignea, che fa correre su una guida ricurva, anch’essa di legno; nell’anticamera è seduto un frate di guardia. Si ode bussare alla porta. Il frate apre; entra un contadino con in mano due oche spennate. Dalla cucina sopraggiunge Virginia, ormai sulla quarantina.
[…]
GALILEO – Ho terminato i «Discorsi».
ANDREA – Che? I «Discorsi su due nuove scienze: la meccanica e la caduta dei gravi»? Qui?
GALILEO – Oh, mi concedono l’uso di carta e penna. I miei superiori non sono degli sciocchi: sanno che i vizi radicati non si abbandonano da un momento all’altro. E mi proteggono da ogni spiacevole conseguenza col farsi consegnare ogni pagina che scrivo.
ANDREA – Mio Dio!
GALILEO – Dicevi?
ANDREA – Vi lasciano pestar l’acqua nel mortaio! Vi danno carta e penna per tenervi buono! E voi, come avete potuto scrivere, con una simile prospettiva?
GALILEO – Che vuoi? Sono schiavo delle mie abitudini.
ANDREA – I «Discorsi» nelle mani dei frati! Quando ad Amsterdam, a Londra, a Praga venderebbero la camicia, per averli!
GALILEO – Mi par di sentire Fabricius piagnucolare e pic-chiar colpi contriti sulla sua buona libbra di carne, mentre se ne sta al sicuro ad Amsterdam!
ANDREA – Due nuove scienze praticamente perdute!
GALILEO – Ma si sentirà certamente sollevato, e non lui soltanto, nell’apprendere che ho messo a repentaglio gli ultimi miseri avanzi della mia pace domestica per farne una copia: di nascosto a me stesso, sto per dire, sfruttando, da sei mesi in qua, l’ultima oncia di luce delle notti più chiare.
ANDREA – Ne avete fatto una copia?
GALILEO – La mia vanità mi ha finora impedito di distruggerla.
ANDREA – Dov’è?
GALILEO – « Se il tuo occhio ti da scandalo, strappalo »: chi lo ha scritto, sapeva più di me proteggere i suoi comodi. Ritengo che sia il colmo della follia il consegnarla ad altri; ma poiché non sono stato capace di astenermi dal lavoro scientifico, tanto vale che ve la dia. È la, dentro quel mappamondo. Se tu per caso meditassi di portarla in Olanda, sia chiaro che lo faresti sotto la tua piena responsabilità. In tal caso, l’avresti acquistata da una persona che ha accesso all’originale custodito presso il Sant’Uffizio.
Andrea si è avvicinato al mappamondo. Ne toglie la copia del manoscritto.
ANDREA – I « Discorsi »! (Sfoglia il manoscritto. Legge) « È mio proposito esporre una nuovissima scienza che tratta di un assai antico oggetto, il moto. Con l’aiuto di esperimenti ho scoperto alcune sue proprietà che sono degne di essere conosciute ».
GALILEO – Dovevo pur impiegare in qualche maniera il mio tempo.
ANDREA – Saranno ì fondamenti di una nuova fisica!
GALILEO – Nascondilo sotto il mantello.
ANDREA – E noi pensavamo che aveste disertato! Io sono stato, di tutti, quello che più vi ha dato addosso.
GALILEO – Non mi pare ci sia nulla da ridire. Io ti ho insegnato la scienza e poi ho rinnegato la verità.
ANDREA – Ma questo cambia tutto! Tutto!
GALILEO – Davvero?
ANDREA – Avete nascosto la verità! Contro il nemico. Anche sul terreno dell’etica ci precedevate di secoli.
GALILEO – Spiegati, Andrea.
ANDREA – Noi ripetevamo all’uomo della strada: « Morirà ma non abiurerà». E voi siete tornato dicendoci: «Ho abiurato, ma vivrò». Noi allora: «Vi siete sporcate le mani». E voi: «Meglio sporche che vuote».
GALILEO – Meglio sporche che vuote... Bello. Ha un suono di qualcosa di reale. Un suono che mi somiglia. Nuova scienza, nuova etica.
ANDREA – Fra tutti, io avrei dovuto capirlo! Avevo undici anni, quando vendeste al Senato veneziano il telescopio che un altro vi aveva portato; e vidi come lo usaste per uno scopo immortale. Quando vi prosternaste al mocciosetto fiorentino, i vostri amici scossero il capo: ma la vostra scienza conquistò un più largo uditorio. Certo, vi siete sempre beffato degli eroismi. « La gente che soffre mi annoia, – solevate dire; – la sfortuna generalmente è dovuta a un errore di calcolo »; e « quando ci si trova davanti un ostacolo, la linea più breve tra due punti può essere una linea curva».
GALILEO – Mi rammento.
ANDREA – Poi, nel '33, quando credeste bene di ritrattare un punto delle vostre dottrine che era diventato popolare, dovevo capire che avevate semplicemente deciso di ritirarvi da una rissa politica ormai senza speranza, per continuare a dedicarvi al vero lavoro dello scienziato.
GALILEO – II quale consiste ...
ANDREA – ... Nello studio delle proprietà del moto, padre delle macchine, che sole potranno rendere il mondo abitabile e ci permetteranno così di demolire il cielo.
GALILEO – Ah!
ANDREA – Volevate guadagnar tempo per scrivere il libro che solo voi potevate scrivere. Se foste salito al rogo, se foste morto in un’aureola di fuoco, avrebbero vinto gli altri.
GALILEO – Hanno vinto gli altri. E un’opera scientifica che possa essere scritta da un uomo solo, non esiste.
ANDREA – Ma allora, perché avete abiurato?
GALILEO – Ho abiurato perché il dolore fisico mi faceva paura.
ANDREA – No!
GALILEO – Mi hanno mostrato gli strumenti.
ANDREA – Dunque non l’avete meditato?
GALILEO – Niente affatto.
Pausa.
ANDREA (forte) – La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza.
GALILEO – E questo, l’ho assolto. Benvenuto allora nella mia sentina, caro fratello di scienza e cugino di tradimento! Vuoi comprare pesce? Ho pesce! E non è il mio pesce che puzza, sono io. Io svendo, e tu acquisti. O irresistibile potere di questa mercé consacrata, il libro! Gli basta guardarlo perché gli venga l’acquolina in bocca e ricacci giù tutti gl’improperi. La grande Babilonia, la scarlatta belva assassina, spalanca le cosce, ed ecco, tutto è cambiato. Santificata sia la nostra congrega di trafficanti, di riverginatori e di tremebondi davanti alla morte!
ANDREA – La paura della morte è umana! E le debolezze umane non interessano la scienza.
GALILEO – No!... Caro Andrea, anche nella mia attuale condizione mi sento di orientarti un poco su tutto ciò che interessa questa professione di scienziato, cui ti sei legato per l’esistenza.
Breve pausa.
GALILEO (con le mani professoralmente congiunte sull’adipe) – Nel tempo che ho libero – e ne ho, di tempo libero – mi è avvenuto di rimeditare il mio caso e di domandarmi come sarà giudicato da quel mondo della scienza al quale non credo più di appartenere. Anche un venditore di lana, per quanto abile sia ad acquistarla a buon prezzo per poi rivenderla cara, deve preoccuparsi che il commercio della lana possa svolgersi liberamente. Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti. Ora, la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari di terra, dai suoi preti, in una nebbia madreperlacea di superstizioni e di antiche sentenze, che occulta gli intrighi di costoro. Antica come le rocce è la condizione dei più, e dall’alto dei pulpiti e delle cattedre si suole dipingerla come altrettanto imperitura. Ma la nostra nuova arte del dubbio appassionò il gran pubblico, che corse a strapparci di mano il telescopio per puntarlo sui suoi aguzzini. Cotesti uomini egoisti e prepotenti, avidi predatori a proprio vantaggio dei frutti della scienza, si avvidero subito che un freddo occhio scientifico si era posato su una miseria millenaria quanto artificiale, una miseria che chiaramente poteva essere eliminata con l’eliminare loro stessi; e allora sommersero noi sotto un profluvio di minacce e di corruzioni, tale da travolgere gli spiriti deboli. Ma possiamo noi ripudiare la massa e conservarci ugualmente uomini di scienza? I moti dei corpi celesti ci sono divenuti più chiari; ma i moti dei potenti restano pur sempre imperscrutabili ai popoli. E se la battaglia per la misurabilità dei cicli è stata vinta dal dubbio, la battaglia della massaia romana per il latte sarà sempre perduta dalla credulità. Con tutt’e due queste battaglie, Andrea, ha a che fare la scienza. Finché l’umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Che scopo si prefigge il vostro lavoro? Io credo che la scienza possa proporsi altro scopo, che quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coli’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità può scavarsi un abisso cosi grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universale... Nella mia vita di scienziato ho avuto una fortuna senza pari: quella di vedere l’astronomia dilagare nelle pubbliche piazze. In circostanze così straordinarie, la fermezza di un uomo poteva produrre grandissimi rivolgimenti. Se io avessi resistito, i naturalisti avrebbero potuto sviluppare qualcosa di simile a ciò che per i medici è il giuramento d’Ippocrate: il voto solenne di far uso della scienza ad esclusivo vantaggio dell’umanità. Così stando le cose, il massimo in cui si può sperare è una progenie di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo. Mi sono anche convinto, Andrea, di non aver mai corso dei rischi gravi. Per alcuni anni ebbi la forza di una pubblica autorità; e misi la mia sapienza a disposizione dei potenti perché la usassero, o non la usassero, o ne abusassero, a seconda dei loro fini. (Virginia è entrata con un vassoio: resta immobile ad ascoltare). Ho tradito la mia professione; e quando un uomo ha fatto ciò che ho fatto io, la sua presenza non può essere tollerata nei ranghi della scienza.
VIRGINIA – Babbo, hai il tuo posto nei ranghi della fede. (Si fa avanti e posa il vassoio sulla tavola).
GALILEO – Giusto. Ora debbo cenare. (Andrea gli tende la mano: Galileo la vede ma non la prende) Ormai anche tu insegni. Come puoi permetterti di stringere una mano come la mia? (Va verso la tavola) Oggi un viaggiatore di passaggio mi ha mandato due oche. Apprezzo sempre la buona mensa.
ANDREA – Dunque, non pensate più che sia cominciata una nuova era?
GALILEO – Al contrario. Abbiti riguardo. Quando attraversi la Germania, riponi la verità sotto il mantello.
ANDREA (incapace di partire) – Quanto al vostro giudizio sull’autore di cui abbiamo discorso, non so che rispondervi. Ma non posso credere che quella vostra crudele analisi sia l’ultima parola.
GALILEO – Grazie, signore. (Comincia a mangiare).
VIRGINIA (accompagnando Andrea alla porta) – Le visite degli amici del passato non ci fanno piacere. Lo mettono in agitazione.
Andrea esce. Virginia torna nella stanza.
GALILEO – (mangiando) Non hai pensato chi può aver mandato le oche?
VIRGINIA – Andrea no.
GALILEO – No, forse. Com’è la notte?
VIRGINIA (alla finestra) – Chiara.