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Ode Marittima di Fernando Pessoa





lunedì 24 maggio 2010  leggono Roberta Graziani e Paolo Fiorilli
Ode Marittima
di Fernando Pessoa
alle percussioni Antonio Masella

Fernando Pessoa firmò L’Ode Marittima, il celebre poemetto pubblicato nel 1915, con l’eteronimo di Alvaro de Campos. L’identità che questo eteronimo designava era quella di un ingegnere navale, un personaggio all’apparenza tranquillo, metodico, un po’ noioso. La vita scandita dagli orari, dal lavoro, dagli affetti familiari, dai ritmi del quotidiano dovere. Un’altra persona (pessoa) che il poeta teneva dentro di sé.
Gli basterà però soffermarsi, una mattina presto, sulla banchina del porto, e osservare un piccolo piroscafo entrare sbuffando nell’estuario del Tago perché la sua fantasia rompa i freni, e la sua mente tanto a lungo costretta entro gli angusti steccati della quotidianità erompa con furia in una ridda di fantasie che presto si tramutano in visioni e in parossistici deliri.
La lavagna sulla quale l’ingegner Alvaro de Campos/Pessoa scrive e disegna i suoi sogni e i suoi incubi liberatori è il mare: un mare amato, temuto, desiderato. Brulicante di vitalità, anche quando questa si esprime nelle sue forme più estreme e crudeli. Il mare, naturalmente, è quello del tormentato universo interiore del poeta.