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Libertà e Giustizia- documenti dell’attività dell’Associazione


lunedì 28 febbraio 2011 legge Derek Jones
Per il ciclo sull’ "opposizione liquida", la Nuova Bottega dell’Elefante incontra un altro modo di fare opposizione, l’associazione Libertà e Giustizia.
Libertà e Giustizia (LeG) nata nel 2002, si muove tra politica e urgenza di democrazia. E’ presieduta da Sandra Bonsanti e ha come presidente onorario Gustavo Zagrebelsky.
Il suo manifesto costitutivo recita: “Libertà e Giustizia vuole intervenire a spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. Libertà e Giustizia vuole essere l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica&rdquo
Il Circolo LeG di Bologna è attualmente composto da un centinaio di soci che si riuniscono mensilmente per discutere sugli eventi politico-culturali ed organizzare iniziative a livello locale in sintonia con gli obiettivi nazionali di LeG.

Immaginiamoci da qui a venti, trent'anni, e immaginiamo quale Italia vorremmo raccontare ai nostri figli e ai nostri nipoti, e pensiamo a cosa risponderemo quando ci verrà chiesto “tu dov'eri?”, “che cosa facevi?”.


Breve Storia Libertà e Giustizia

Otto anni di vita, alcune vittorie alle spalle e, in cantiere, progetti e iniziative per dare voce alla società civile. Libertà e Giustizia, presieduta da Sandra Bonsanti, si muove tra politica e urgenza di democrazia.
L’associazione si presenta al pubblico il 18 novembre 2002, al Piccolo Teatro Studio di Milano, tenuta a battesimo da un gruppo di garanti di altissimo livello: Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Umberto Eco, Alessandro Galante Garrone, Claudio Magris, Guido Rossi, Giovanni Sartori e Umberto Veronesi. Nel corso della serata viene presentato il manifesto costitutivo: “Libertà e Giustizia vuole intervenire a spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. Libertà e Giustizia vuole essere “l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica”. ...
Dal 2004 LeG comincia la sua lunga battaglia in difesa della Costituzione. A febbraio parte la campagna “L’Italia è anche mia” con la vignetta che Altan regala a LeG. Il 15 ottobre parte il Coordinamento per il referendum confermativo, presieduto da Oscar Luigi Scalfaro. Nel giugno 2006 la grande vittoria dei sì, che demolisce il progetto del Polo di scardinare la nostra Carta fondante.
Libertà e Giustizia persegue da anni un progetto di rinnovamento della politica e ha seguito con attenzione e spirito critico e in tutte le sue fasi il lungo processo che ha portato alla nascita del Partito democratico. E’ nell’ottica di promuovere una nuova cultura della politica, di discutere e confrontarsi sui temi sensibili della democrazia e della cittadinanza che nasce nel 2007 a Pavia, la scuola di formazione politica di LeG, pensata per chi svolge attività politica nei partiti e nelle istituzioni, ma anche per chi vuole contribuire attivamente alla crescita del Paese. Il successo della prima edizione è tale che nel giro di due anni il progetto, oltre a proseguire al Ghislieri di Pavia, si estende a Modena con un corso dedicato alle “Politiche pubbliche e al benessere di uomini e donne” e a Reggio Calabria con la Summer school sul tema del “Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata”. Nell’ottobre 2009, si inaugura a Poggibonsi una nuova scuola di formazione: “Le vie della democrazia in Italia e nel mondo”, curata dallo storico Paul Ginsborg. Il 17 e 18 aprile 2010, seconda edizione a Modena del corso dedicato alle politiche di genere mentre in autunno sarà la volta di Genova, con tre moduli dedicati al tema della “Città” in tutte le sue declinazioni.
Sabato 7 febbraio 2009, con una pagina pubblicata su Repubblica e su alcune testate locali del gruppo Espresso, Libertà e Giustizia presenta il suo manifesto “Rompiamo il silenzio”, primo firmatario il presidente onorario Gustavo Zagrebelsky, e i garanti dell’associazione. L’appello di LeG, ripreso anche dal sito on-line di Repubblica, raccoglie in pochi giorni oltre 200.000 adesioni da ogni parte d’Italia ma la sua eco, grazie anche alla presentazione alla stampa estera, si ripercuote in molti paesi europei. ...
Domenica 14 febbraio 2010 esce, con una pagina pubblicata su Repubblica e su alcune testate locali del gruppo Espresso, il nuovo documento di LeG. “Il vuoto” denuncia la paralisi su cui si è avvitato il sistema Paese e propone ai cittadini di creare una “Comunità contro il degrado”, di costruire insieme una diga per arginare lo sfascio istituzionale, politico, sociale cui stiamo andando incontro.
In giugno, con il suo presidente onorario Gustavo Zagrebelsky, anticipa e indirizza il dibattito politico lanciando l'appello “Mai più alle urne con questa legge” che chiede l'abolizione del Porcellum. In settembre assieme all'associazione “Valigia Blu” e a molti altri movimenti, l'appello viene rilanciato con la parola d'ordine “Ridateci la nostra democrazia”, che in poco tempo raccoglie 150.000 firme. Il 22 settembre presidio davanti a Montecitorio per sensibilizzare deputati e opinione pubblica.
A metà ottobre, a Firenze, il convegno “Società e Stato nell’era del Berlusconismo”. Tre giorni partecipatissimi, in cui intellettuali, storici, sociologi e giornalisti hanno fatto il punto – è la prima volta – sugli effetti del berlusconismo in campo sociale, economico e culturale, oltre che politico. Tra i tanti Paul Ginsborg, Gustavo Zagrebelsky, Marco Revelli, Ezio Mauro e Marco Travaglio. Gli atti del seminario saranno pubblicati dall'editore Laterza nella tarda primavera del 2011.
Dopo l'esplosione del caso Ruby e l'inchiesta della Procura di Milano, il 14 gennaio, anticipando tutti, partiti e movimenti, LeG chiede le dimissioni di Silvio Berlusconi. Il 17 con un documento scritto in inglese da Paul Ginsborg e firmato da Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti a nome di tutta l'associazione, “Resignation”, si appella al mondo intero perché il nostro Paese non sia lasciato solo. Gli attestati di solidarietà fioccano a centinaia e la raccolta firme, rilanciata anche dal sito di Repubblica, raccoglie migliaia di adesioni.
Sabato 5 febbraio grande manifestazione al Palasharp di Milano, con Umberto Eco, Paul Ginsborg, Roberto Saviano e Gustavo Zagrebelsky e tanti altri esponenti della società civile per cominciare insieme a ricostruire l’Italia, il nostro Paese, e per riappropriarci di parole che la storia e il sacrificio di milioni di italiani hanno reso eterne e inviolabili: libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, COSTITUZIONE.
Nel marzo 2011, Libertà e Giustizia dedicherà una giornata al 150° dell'Unità d'Italia, mentre a settembre (16/17/18 - Castello dei Conti Guidi di Poppi - Arezzo) LeG, con la direzione scientifica di Franco Sbarberi, docente di filosofia politica all'Università di Torino, inaugura la sua nuova scuola, una tre giorni per scandagliare i principi di Libertà e Eguaglianza nel pensiero moderno e contemporaneo.
Statuto(Statuto intero si trova a: http://www.libertaegiustizia.it/lo-statuto/ )
DENOMINAZIONE, FINALITÀ, SEDE
Art.1Denominazione
È costituita l’Associazione denominata “Libertà e Giustizia”.
L’Associazione non persegue finalità di lucro. ...
Art.2 – Finalità
L’Associazione, che si ispira agli ideali di un’Europa sempre più integrata e di un’Italia all’altezza dei migliori standard europei nella ricerca di una prosperità solidale e condivisa, basata sull’economia di mercato e sulla trasparenza della vita istituzionale, si propone il perseguimento di finalità culturali, sociali, educative e formative nell’ambito delle materie umanistiche e della cultura civile, la loro divulgazione, anche attraverso pubblicazioni, convegni e seminari, la proposizione di proposte di Legge, nonché ogni altra forma di diffusione di tipo associativo di principi ispirati alla crescita politico culturale della società civile.
Appelli
Rompiamo il silenzio
“Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti. Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme”. Norberto Bobbio
Primi firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Umberto Eco, Claudio Magris, Guido Rossi, Sandra Bonsanti, Giunio Luzzatto, Simona Peverelli, Elisabetta Rubini, Salvatore Veca.
Rompiamo il silenzio. Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l’accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all’opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.
Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico. …
La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso. ...
La separazione dei poteri è fondamento di ogni regime che teme il dispotismo, ma la demagogia le è nemica, perché per essa il potere deve scorrere senza limiti dall’alto al basso. Così, l’autonomia della funzione giudiziaria è minacciata; così il presidenzialismo all’italiana, cioè senza contrappesi e controlli, è oggetto di desiderio.… Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali.
Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici se la voce collettiva di Libertà e Giustizia potrà pesare e farsi ascoltare. Per questo chiediamo la tua adesione.

Il VuotoNessun uomo è un'isola, completo in se stesso. Ognuno è parte di un continente, una parte del tutto... e dunque non chiedere mai per chi suona la campana, suona per te.
John Donne, Meditation XVII
Un anno fa Libertà e Giustizia rese pubblico un documento ritenendo di “rompere il silenzio” sul degrado della democrazia verso il quale l’Italia stava procedendo senza reazioni all’altezza del pericolo. Sembrava che ci si trovasse “in bilico”. In pochi giorni più di 200mila cittadini condivisero quelle preoccupazioni attraverso la sottoscrizione. … È il vuoto che più spaventa. Vuoto nel quale prospera una mai vista concentrazione oligarchica di finanza, informazione e politica che spazza via la distinzione pubblico-privato, ignora il senso delle istituzioni e giunge al punto di fare uso privato dell’atto pubblico per eccellenza, la legge. Non è solo questione di decenza e di etica pubblica. La democrazia è in questione, anche senza bisogno di cambiarne le regole.
Senza uguaglianza, non ci sono cittadini, ma padroni e servi, rispetto sia alla politica, sia alla cultura e all'informazione, sia all'economia. Gli equilibri si sono rotti. La legge del potere è di ingrossare fino a dove incontra limiti e controlli e, dove li incontra, di travolgerli. … Negli ultimi tempi, tuttavia, di fronte a questo vuoto c’è uno spazio che si sta riempiendo.
Cittadini di ogni età e di diverso orientamento politico hanno rotto il silenzio, organizzandosi spontaneamente fuori delle strutture di partito, nelle piazze vere e virtuali consacrando i social network come la piazza politica del futuro. ...
Libertà e Giustizia si sente parte del risveglio democratico che è in atto e deve essere sostenuto. … Chiediamo che, contro le tendenze plebiscitarie, si dica una parola impegnativa circa la difesa del Parlamento e del sistema parlamentare.
Chiediamo che sulla difesa della legalità si esca dall’ambiguità di formule come il “riequilibrio tra magistrature (Corte Costituzionale compresa)” e politica.
Crediamo che la chiarezza su questi punti sia premessa e condizione della fiducia che i cittadini possano nutrire nei confronti dei propri rappresentanti.
Crediamo infine che moltissime siano le persone che condividono i principi e le preoccupazioni contenuti in questo manifesto. Speriamo di averle al nostro fianco per cercare di colmare insieme il vuoto che non risparmia nessuno.
2 Giugno, Festa della Repubblica e della Costituzione
Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky, presidenti emeriti della Corte costituzionale firmano a nome dell’Ufficio di Presidenza e dei Garanti di Libertà e Giustizia questa proposta per un rinnovato patriottismo costituzionale.
La Costituzione è stata ed è tuttora segno di unità del paese: i principi e i valori della democrazia repubblicana in essa espressi, in coerenza con la storia e gli sviluppi più maturi del costituzionalismo internazionale contemporaneo, sono un patrimonio in cui gli italiani si ritrovano. Patrimonio tanto più prezioso in quanto il pluralismo sociale, culturale e politico delle società di oggi suscita nuove linee di tensione e sollecita l’esigenza di riconoscere e ricostruire, al di là delle differenze, una identità collettiva condivisa, che solo nella comune adesione ai principi costituzionali può trovare fondamento.
Per questo Libertà e Giustizia, che considera fra i propri scopi fondamentali quello di concorrere a salvaguardare tale patrimonio e a promuovere l’attuazione della Costituzione, suggerisce che sia assunta, da un arco più ampio possibile di associazioni, gruppi e istituti culturali, l’iniziativa di proporre una legge che, modificando e integrando quanto oggi previsto (legge n. 260 del 1949, legge n. 336 del 2000), stabilisca che la festività nazionale del 2 giugno sia proclamata “Festa della Repubblica e della Costituzione”.
La festa nazionale verrebbe così arricchita con il riferimento al documento che ha dato corpo e contenuto alla Repubblica di tutti gli italiani. Alla tradizionale parata militare di Roma si potrebbe accompagnare, in molte città, una manifestazione civile in cui si celebri concretamente la Costituzione, anche dando seguito ai programmi che sono stati promossi nelle scuole su questo tema.
L’iniziativa sarebbe nel solco della tradizione. Si può ricordare che all’epoca del Regno d’Italia la festa nazionale, celebrata la prima domenica di giugno, coincideva con l’anniversario dello Statuto albertino, cioè della prima Costituzione dell’Italia unita. L’Assemblea costituente, a sua volta approvò un ordine del giorno che dichiarava “il 2 giugno di ogni anno Festa nazionale della Repubblica italiana” allo scopo “di solennizzare l’avvento della Costituzione repubblicana e di celebrare i principi politici e sociali che sono a fondamento di essa”.

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Dimettiti per un'Italia libera e giusta
Palasharp 5 febbraio 2011
Chiediamo a Silvio Berlusconi di dimettersi immediatamente.
In nessun altro paese democratico un Primo ministro, indagato per così gravi capi di accusa, rimarrebbe in carica. Tutti i cittadini italiani, di qualsiasi credo politico, devono essere consapevoli che l’immagine del loro paese sarà profondamente danneggiata se Berlusconi rimarrà al suo posto
Paul Ginsborg (Consiglio di Presidenza di LeG)
…«Stiamo vivendo un momento molto delicato nella storia della Repubblica, bisogna avere molta attenzione, vigilare. È essenziale che certi messaggi, certe prese di posizione da parte di Berlusconi non passino senza un´opposizione pacata e sobria ma ferma e molto partecipata»….
«Guardiamo alla storia di questi anni. Nel tempo il governo ha provato una serie di cosiddette riforme: dalla legge sulle intercettazioni, al processo breve, alla legge bavaglio. Sono sempre stati costretti a fare marcia indietro anche grazie alla mobilitazione massiccia della gente. È la regola d´oro della politica moderna: senza partecipazione fanno quello che vogliono, con la partecipazione è possibile farli fermare. Dobbiamo far vedere che gli italiani sugli ultimi scandali prendono una posizione ferma. Siamo inorriditi da questo rifiuto di dimettersi di fronte ad accuse gravissime»… (La Repubblica11-2-2011)
Gustavo Zagrebelsky (Presidente Onorario LeG)
Perché siamo qui? Che cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti.
Non siamo qui nemmeno come appartenenti a questo o quel partito, a questo o quel sindacato, a questa o quella associazione. Ciò che chiediamo, lo chiediamo come cittadini. Chi è qui presente non rappresenta che se stesso. Per questo, il nostro è un incontro altamente politico, come tutte le volte in cui, nei casi straordinari della vita democratica, tacciono le differenze e le appartenenze particolari e parlano le ragioni che accomunano i nudi cittadini, interessati alle sorti non mie o tue, ma comuni a tutti. Non siamo qui, perciò, per sostenere interessi di parte. Ma non siamo affatto contro i partiti. Anzi, ci rivolgiamo a loro, di maggioranza e di opposizione, affinché raccolgano il malessere che sale sempre più forte da un Paese in cui il disgusto cresce nei confronti di chi e di come governa; affinché i cittadini possano rispecchiarsi in chi li rappresenta e sia rinsaldato il rapporto di democrazia tra i primi e i secondi, un rapporto che oggi visibilmente è molto allentato.
Nulla abbiamo da chiedere per noi. Non chiediamo né posti, né danaro. Non siamo sul mercato. È corruzione delle istituzioni l’elargizione di posti in cambio di fedeltà. E’ corruzione delle persone l’elargizione di danaro in cambio di sottomissione servizi. …
Il più recente Appello:
La riforma della Giustizia
non la fanno gli imputati (né i loro avvocati)!
21 febbraio 2011
Con stupefacente impudenza, un presidente del Consiglio, imputato in quattro processi per reati comuni, pretende di far ingoiare al paese l’introduzione di nuove leggi a suo uso e consumo, pomposamente etichettate come “riforma della giustizia”. È sufficiente uno sguardo ai temi di questa presunta riforma per rendersi conto che essa in nessun modo affronta i problemi veri della giustizia italiana, quelli che interessano tutti i cittadini, rivolgendosi invece esclusivamente a lenire le ossessioni del presidente del Consiglio: i pubblici ministeri, le intercettazioni, la tanto inseguita e mai raggiunta impunità. Né il presidente del consiglio esita a stravolgere la Costituzione e attaccare la Corte Costituzionale per risolvere i suoi problemi giudiziari.
Poiché i membri del governo e la maggioranza parlamentare sembrano non rendersi conto della macroscopica anomalia e improprietà di questa iniziativa, spetta ai cittadini italiani far sentire la loro voce e chiedere che il governo e il parlamento, memori delle loro funzioni istituzionali di organi che devono operare nell’esclusivo interesse del Paese, rifiutino di farsi asservire all’utilità e al potere di un singolo imputato.

Scuole di Libertà e GiustiziaObiettivo delle scuole è promuovere una nuova cultura della politica. Dibattere i temi fondamentali della democrazia e della cittadinanza. Confrontarsi con testimoni privilegiati.
La Scuola di Formazione politica "Giovanni Ferrara" traduce e diffonde la missione civile di Libertà e Giustizia.
Pensata per chi opera nelle istituzioni e nelle amministrazioni, per chi svolge attività politica, ma anche per chi intende la cittadinanza in modo attivo e informato, la Scuola si fonda sulla collaborazione con università e gruppi di ricerca e sul contributo di relatori apprezzati per competenza e profondità di riflessione.
I profili formativi della Scuola riportano ai veri obiettivi della politica: rispettare la dignità delle persone, migliorare le opportunità, accrescere il benessere dei cittadini, occuparsi di tutti, anche di coloro i quali non sono (o non sono ancora) chiamati a esprimere le loro preferenze con il voto, politico e amministrativo.
Il metodo didattico privilegia il coinvolgimento diretto degli studenti, attraverso seminari, testimonianze qualificate, laboratori e dialogo informale.
A partire dalla selezione dei candidati, la Scuola sostiene un reale rinnovamento, privilegiando i giovani, garantendo pari opportunità di accesso alle donne e assicurando un'uniforme rappresentanza delle diverse aree del Paese.
Nel quadro di un progetto unitario, la Scuola ha una struttura a rete, che cresce nel tempo, i cui nodi si ancorano, da un lato, alla "sede nazionale" di Pavia che sviluppa temi di carattere generale, dall'altro, a "sedi locali" che sviluppano approfondimenti specifici.
- La scuola di Pavia: etica, economia e politica
- La scuola di Poggibonsi:
le vie della democrazia in Italia e nel mondo
- La scuola di Modena:
il ruolo delle politiche pubbliche sul benessere di uomini e donne
- La scuola di Reggio Calabria:
il Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata
- La scuola di Genova:
Trasformazioni e governo della città e del suo territorio
Due impegni per l'immediato futuro:
? costituire un'associazione di ex alumni, per sostenere iniziative capaci di tradurre nell'azione politica e amministrativa gli insegnamenti appresi alla Scuola;
? valutare nuovi progetti formativi per accrescere e arricchire la rete di Libertà e Giustizia sul tema della buona politica per i cittadini di oggi e di domani.

Attività Circolo LeG Bologna Ogni circolo, autosufficiente, crea la propria attività con le competenze e le risorse che riesce a mettere insieme. Esempio eclatante e quello del Concorso Video del Circolo LeG di Roma “Nuovi Italiani. Storie di Ordinaria Integrazione” col Patrocinio di molti enti ed aziende nonché Alta adesione della Presidenza della Repubblica con concessione della medaglia presidenziale di bronzo.
Il Circolo di Bologna ha organizzato le seguenti attività:
- Energia per l'Astronave Terra e le scelte energetiche per l'Italia con Nicola Armaroli
- La Resistenza a Bologna e la Nascita della Costituzione Italiana con Vincenzo Palermo, autore del romanzo “Gabbiani nella Tempesta”, Lino ''William'' Michelini, coord. Reg. ANPI; Licia Califano, Prof. Ord. i Diritto Costituzionale, Università di Urbino.
- Raccolte firme per la difesa dell'Articolo 21 della Costituzione:
- Il Corpo delle Donne con Lorella Zanardo insieme al Centro delle Donne(?) presentato anche all'ARPA insieme alla CPU ed anche a Palazzuolo sul Senio seguito da pranzo sociale in Agriturismo.
- Organizzazione Scuola LeG di Genere a Modena
- Nascita del sito www.libertaegiustiziabologna.it (Luigi Giovannini)
- Appello 2 giugno i “Ruglètt” in Piazza Maggiore
- Lettura scenica di Bella tutta – i miei grassi giorni felici di Elena Guerrini presentata insieme al Centro delle Donne.
- Presentazione libri (e.g., Ne Valeva la Pena, Armando Spataro; Il Libro Nero della Sicurezza, Fabrizio Cassinelli).
Iniziative prossime Leg Bologna:
E' prevista
- la presentazione del concorso 2011 “Nuovi Italiani. Storie di Ordinaria Integrazione” dal circolo LeG Roma qui a Bologna il venerdì 11 marzo. La presentazione comprenderà la visione dei primi 3 vincitori del concorso 2010. L'annuncio si trova a: http://www.libertaegiustizia.it/2010/12/22/nuovi-italiani-manda-il-tuo-video/ ed un esempio di concorrente a: http://www.youtube.com/watch?v=9DFYRaChgFg
- Manifestazione 12 Marzo (da definire ) A Difesa della Costituzione - Se non ora quando?
- Banchetto firme (da definire)
- Cena Sociale 25 marzo 2011 con Tema Difesa della Costituzione
Per informazione scrivete a: bologna@libertaegiustizia.it
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Contributi Soci di Bologna

Andrea BuzziSono socio di L&G fin dall'inizio e non ricordo quindi un documento "originale". Voterei pero' per l'appello fatto al Palasharp da Gustavo Zagrebelsky, come "manifesto" programmatico di alto valore morale! Quello che iniziava con:
Perché siamo qui? Che cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti.
Non siamo qui nemmeno come appartenenti a questo o quel partito, a questo o quel sindacato, a questa o quella associazione. Ciò che chiediamo, lo chiediamo come cittadini. Chi è qui presente non rappresenta che se stesso. Per questo, il nostro è un incontro altamente politico, come tutte le volte in cui, nei casi straordinari della vita democratica, tacciono le differenze e le appartenenze particolari e parlano le ragioni che accomunano i nudi cittadini, interessati alle sorti non mie o tue, ma comuni a tutti. Non siamo qui, perciò, per sostenere interessi di parte. Ma non siamo affatto contro i partiti. Anzi, ci rivolgiamo a loro, di maggioranza e di opposizione, affinché raccolgano il malessere che sale sempre più forte da un Paese in cui il disgusto cresce nei confronti di chi e di come governa; affinché i cittadini possano rispecchiarsi in chi li rappresenta e sia rinsaldato il rapporto di democrazia tra i primi e i secondi, un rapporto che oggi visibilmente è molto allentato.
Nulla abbiamo da chiedere per noi. Non chiediamo né posti, né danaro. Non siamo sul mercato. È corruzione delle istituzioni l’elargizione di posti in cambio di fedeltà. E’ corruzione delle persone l’elargizione di danaro in cambio di sottomissione
e servizi. Crediamo nella politica di persone libere, non asservite, mosse dalle proprie idee e non da meschini interessi personali per i quali si sacrifica la dignità al carro del potente che distribuisce vantaggi e protezione. Anzi, chiediamo che cessi questo sistema di corruzione delle coscienze e di avvilimento della democrazia, un sistema che ha invaso la vita pubblica e l’ha squalificata agli occhi dei cittadini, come regime delle clientele. I cittadini che ne sono fuori e vogliono restarne fuori chiedono diritti e non favori, legalità e non connivenze, sicurezza e non protezione. Non accettano doversi legare a nessuno per ottenere quello che è dovuto. Vogliono, in una parola, essere cittadini, non clienti e non ne possono più di vedersi scavalcati, nella politica, negli affari, nelle professioni, nelle Università, nelle gerarchie delle burocrazie pubbliche, a ogni livello, dal dirigente all’usciere, non da chi merita di più, ma da chi gode di maggiori appoggi e tutele.
Credo che ora si debba entrare in una fase di vigilanza e mobilitazione ad oltranza, perche' B. puo' essere cacciato solo dal basso.

Arrigo QuattriniLa Rivoluzione liberale, continuando e ampliando un movimento iniziato da quattro anni con la rivista Energie Nove, si propone di venire formando una classe politica che abbia chiara coscienza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato. (Piero Gobetti, 1922)
Dobbiamo o no fare una Costituzione democratica, che abbia alla sua base i diritti di libertà? Tra questi c’è il diritto di eguaglianza di tutti i cittadini, la libertà di religione, la libertà di coscienza. (Piero Calamandrei, 1947)
all'ombra di queste montagne il 12 settembre 1943 pochi ribelli qui convenuti armati di fede e non di galloni furono la prima pattuglia della resistenza piemontese che dopo due inverni con duccio e livio al comando per ogni caduto cento sopraggiunti divento' l'esercito di giustizia e liberta' dilagante vittorioso in pianura nel primo decennale i vivi salutano i morti dormite in pace compagni l'impegno di marciare insieme verso l'avvenire non e'caduto Piero Calamandrei
(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri).
Sì all’autonomia e al pluralismo dello stato. No alle ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche. Sì alla rigenerazione della scuola pubblica. No al finanziamento statale diretto o indiretto delle scuole confessionali. Sì alla libertà d’insegnamento. No a trucchi per aggirare il dettato costituzionale: "senza oneri per lo Stato". Sì alla libertà di espressione di tutte le religioni. No ai privilegi della chiesa cattolica. Sì alla libertà delle scelte morali e culturali di ciascun individuo. No a una legislazione che provoca disuguaglianza tra i cittadini
Esiste anche un’altra Italia. E se ne deve tenere conto. L’Italia laica di chi crede che la convivenza civile si fondi sullo spirito critico di ciascun cittadino. Di chi condanna ogni integralismo ideologico o religioso. Di chi è determinato a rispettare e difendere le regole della tolleranza e del dialogo. Di chi non fa confusione tra religione e ideologia politica, tra fede e posti di governo e di sottogoverno. (…segue) (Dal Manifesto laico, 1998)
Mi sono iscritto a LeG perché richiama esplicitamente i valori e gli ideali della storica Associazione Giustizia e Libertà, oggi più attuali che allora. Giustizia e Libertà da associazione si fece movimento, partecipò alla lotta di Liberazione con molte brigate GeL, perdendo 4500 vite dei suoi uomini migliori, diede poi vita al Partito d’Azione, fino ad esprimere con Ferruccio Parri un presidente del consiglio al vertice di governo; nel 1948 tutto si era già sciolto. Perché oggi LeG difende la Costituzione nata dalla Resistenza e dall’antifascismo. Perché è un’associazione dichiaratamente e programmaticamente politica e senza partiti. Perché nel nostro Paese da ormai mezzo secolo c’è voglia e bisogno di partecipare alla politica senza dover obbligatoriamente appartenere a un partito.
Non ho niente contro i partiti, che hanno svolto un ruolo fondamentale e insostituibile nell’ultimo dopoguerra, ma penso che i partiti italiani dovrebbero elaborare un proprio rinnovamento – una nuova forma-partito - per accompagnare e sostenere i cambiamenti della società in cui operano.

Sandra VerneroDa parecchio tempo seguivo con interesse le attività e il sito di Libertà e Giustizia. Mi sono iscritta perché ho condiviso pienamente l’appello alle dimissioni di Silvio Berlusconi:

Dimissioni

Chiediamo a Silvio Berlusconi di dimettersi immediatamente. In nessun altro paese democratico un Primo ministro, indagato per così gravi capi di accusa, rimarrebbe in carica. Tutti i cittadini italiani, di qualsiasi credo politico, devono essere consapevoli che l’immagine del loro paese sarà profondamente danneggiata se Berlusconi rimarrà al suo posto.
Ho anche preso parte a Bologna alla manifestazione del 13 febbraio per la difesa (finalmente!) della dignità della donna.
Penso che da un lato dovremmo agire sul versante politico, per favorire un’alleanza di tutte le opposizioni per un programma di interesse nazionale (nuova legge elettorale, legge sul conflitto di interessi e contro le concentrazioni dei media), alleanza magari guidata da una donna; dall’altro riuscire a parlare al Paese in modo semplice e chiaro, nello stesso modo in cui Benigni ha tenuto il suo discorso sull’inno nazionale, nello stesso modo in cui riescono a parlare Roberto Saviano e Marco Paolini. Bisogna far aprire gli occhi.
Ma parlare in modo serio, non è più tempo di scherzi e satira, la situazione è troppo grave! …
E’ davvero il momento di dire: Basta!
Raffaele Scaburri
... anche io ho aderito a Libertà e Giustizia in seguito all'appello "Rompiamo il silenzio"
"Forza e potere del dispotismo esistono solo grazie alla paura di resistere" (Thomas Paine)
"Cari giovini, difendete la Libertà, costi quel che costi" (Sandro Pertini)
Rompiamo il silenzio di LeG, 7 febbraio 2009
Catia Merighi
... sono una delle partecipanti al pullman per Milano ed ho conosciuto così casualmente la vostra associazione. Condividendone appieno quanto è stato detto e fatto a Milano ho deciso di aderire quale socio (ho già fatto l'iscrizione on-line) e le invio alcune considerazioni che ho condiviso con alcune amiche di ritorno da MIlano e che ho letto all'iniziativa delle parlamentari bolognesi del PD "Ad alta voce" fatta il 7 febbraio. Ovviamente ho partecipato anche alla manifestazione "Se non ora quando" ed anche dopo questa grande iniziativa ho fatto uno "sproloquio" che le invio...
Voglio agire perchè "Che senso ha avere le mani pulite se si tengono in tasca” (Don Milani) e partendo dalla consapevolezza che Berlusconi è l'antitesi dei valori in cui credo, che cosa posso fare:
1) un esame di coscienza per capire se nel passato ho fatto tutto quello che potevo per arginare la deriva in cui siamo precipitati (e la risposta è no)
2) nel mio agire quotidiano attenermi a quei principi e a quei valori in cui credo perchè è molto più facile indignarsi che essere coerenti
3) chiedere a me stessa e agli altri il rispetto delle istituzioni e delle dignità delle persone soprattutto quelle più esposte ai soprusi dei prepotenti: le donne, i lavoratori a rischio del posto di lavoro, gli immigrati che noi bolliamo come "clandestini" e i poveri
4) infine ricordarmi sempre un insegnamento di mia madre "Prima fai sempre e fino in fondo il tuo dovere e dopo reclama a gran voce i tuoi diritti".
Tutto questo lo devo a mia nipote Martina che ha 5 anni e alla quale non posso lasciare, per citare Concita De Gregorio "Un paese senza tempo".
Roberto Corsini
Leggerà un estratto dall'articolo di Zagrebelsky su “I Giri”
Marcello Bruni
Da "valori e conflitti della politica",
Gustavo Zagrebelsky, la Repubblica, 22 febbraio 2008
Che cosa sono i valori? Li si confronti con i principi. Principi e valori si usano, per lo più, indifferentemente, mentre sono cose profondamente diverse. Possono riguardare gli stessi beni: la pace, la vita, la salute, la sicurezza, la libertà, il benessere, eccetera, ma cambia il modo di porsi di fronte a questi beni. Mettendoli a confronto, possiamo cercare di comprendere i rispettivi concetti e, da questo confronto, possiamo renderci conto che essi corrispondono a due atteggiamenti morali diversi, addirittura, sotto certi aspetti, opposti. ...
Cristina PerelliQuanto a LeG, ho conosciuto l’associazione perché mio padre, Ercole Perelli, è attivissimo socio della sede LeG di Milano: ha partecipato con grandissimo entusiasmo all’organizzazione della manifestazione al Palasharp ed è sempre in prima linea nel darsi da fare, quindi anche se io sono un po’ “in sonno”, la famiglia Perelli è degnamente rappresentata!
Un caro saluto e mi raccomando tienimi sempre informata su tutto, anche se organizzate qualche cena sociale, può darsi che io possa venire.
Renza Bertuzzi Da “Rompiamo il silenzio”
Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico.
Pochi Paesi al mondo affrontano l’attuale crisi economica e sociale in un decadimento etico e istituzionale così esteso e avanzato, con regole deboli e contestate, punti di riferimento comuni cancellati e gruppi dirigenti inadeguati. La democrazia non si è mai giovata di crisi come quella attuale. Questa può sì essere occasione di riflessione e rinnovamento, ma può anche essere facilmente il terreno di coltura della demagogia, ciò da cui il nostro Paese, particolarmente, non è immune.
La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso. ll primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento. Regole elettorali artificiose, pensate più nell’interesse dei partiti che dei cittadini, l’assenza di strumenti di scelta delle candidature (elezioni primarie) e dei candidati (preferenze) capovolgono la rappresentanza. L’investitura da parte di monarchie o oligarchie di partito si mette al posto dell’elezione. La selezione della classe politica diventa una cooptazione chiusa. L’esautoramento del Parlamento da parte del governo, dove siedono monarchi e oligarchi di partito, è una conseguenza, di cui i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono a loro volta conseguenza.

Marcella MastroroccoHo cominciato a leggere regolarmente il sito di Libertà e Giustizia, felice di trovare un’informazione in grado di stimolare il mio senso critico, farmi maturare politicamente, anziché “riempirmi” di pensieri e considerazioni altrui.
In occasione dell’appello Rompiamo il silenzio, ho pensato però che al velo di silenzio contribuiscono anche le persone come me, quelle che si informano, ma la cui consapevolezza non prende forma di parola né di azione. Allora mi sono iscritta ed appena gli impegni familiari me lo hanno permesso, ho partecipato alle riunioni del circolo.
Devo dire che il confronto diretto è stato un catalizzatore incredibile nella maturazione di una coscienza politica. Insieme “guardiamo la realtà, per quanto preoccupante sia. Rivendichiamo i nostri diritti di cittadini. Consideriamo ogni giorno un punto d’inizio, invece che un punto d’arrivo. Cioè: sconfiggiamo la rassegnazione e cerchiamo di dare esiti allo sdegno.”
Nell’attività del circolo, sento di aderire a quanto auspicava l’appello in questo passo “Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali. Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici”.