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Il magico universo di W.B. Yeats


lunedì 21 dicembre 2009 leggono Margaret Collina e Giovanni Chessa
IL MAGICO UNIVERSO DI W. B. YEATS:
Biografia e opere del poeta irlandese, Nobel per la letteratura: testo redatto con la collaborazione di Giulio Colli
William B. Yeats, poeta irlandese insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1923, trascorse tutta la sua esistenza in stretta relazione con le sorti del suo paese, che in quegli anni cercava di conquistare una propria identità politica. Egli stesso vi contribuì, accettando un seggio al Senato irlandese. Alla sua opera di poeta e alle sue coraggiose iniziative si deve la nascita dell’Abbey, celeberrimo teatro di prosa di Dublino. Inoltre, le complesse vicende sentimentali, l’amore per l’occulto e lo spiritismo, i goffi tentativi di fermare, per mezzo di esperimenti di chirurgia plastica, l’ineluttabile trascorrere del tempo, fanno di lui un autore dalla personalità complessa e inquietante.


W. B. Yeats, L’Opera poetica, Meridiani Mondadori, 2005, trad. A. Marianni.

L'ISOLA DEL LAGO D'INNISFREE
Io voglio alzarmi e andare, a Innisfree voglio andare,
e farmi una capanna di vimini e d'argilla:
nove filari a fave ci voglio e un alveare,
e vivere in quel capanno nella radura solo.
E là avrò un po' di pace; la pace tarda stilla
Dove giubila il grillo, dai veli dell'albore ;
la notte è un balenio, mezzogiorno un bagliore
di porpora, e il fanello riga la sera a volo.
Io voglio alzarmi e andare, ché notte e giorno sento
acqua di lago a voce bassa lambir la sponda ;
per la strada maestra, su un grigio marciapiede,
nel fondo la risento dell'anima profonda.

IL FANCIULLO RAPITO
Laggiù dove i monti rocciosi
Di SIeuth Wood si tuffano nel lago,
Laggiù si stende un'isola fronzuta
Dove gli aironi svegliano, sbattendo
Le ali, i sonnolenti topi d'acqua;
Laggiù abbiamo nascosto i nostri tini
Fatati, ricolmi di bacche e ciliege
Fra le più rosse di quelle rubate.
Vieni, fanciullo umano!
Vieni all'acque e nella landa
on una fata, mano nella mano,
Perché nel mondo vi sono più lacrime
i quanto tu non potrai mai comprendere.
Laggiù dove l'onda del chiaro di luna risveglia
Riflessi luminosi nelle grigie e opache
Sabbie, lontano, là presso la lontana
Rosses, tessendo danziamo
Tutta la notte le più antiche danze,
Intrecciando le mani e intrecciando gli sguardi
Finche la luna non abbia preso il volo;
E avanti e indietro a balzi
Inseguiamo le bolle spumeggianti,
Mentre il mondo è ricolmo di pene
E dorme un sonno ansioso.
Vieni, fanciullo umano!
Vieni all'acque e nella landa
Con una fata, mano nella mano,
Perche nel mondo vi sono più lacrime
Di quanto tu non potrai mai comprendere.
Dove l'acqua zampilla, vagabonda,
Dalle colline sopra Glen-Car
Nei laghetti fra i salici
Dove a stento una stella potrebbe
Bagnarsi, cerchiamo le trote assopite
E bisbigliando ai loro orecchi doniamo
Ad esse sogni inquieti;
Lievemente sporgendoci
Dalle felci che versano
Le loro lacrime sui giovani ruscelli.
Vieni, fanciullo umano!
Vieni all'acque e nella landa
Con una fata, mano nella mano,
Perchè nel mondo vi sono più lacrime
Di quanto tu non potrai mai comprendere .
E' con noi che egli viene,
Il fanciullo dall'occhio solenne:
Mai più potrà udire i muggiti
Dei vitelli sui tiepidi pendii
O la teiera sopra il focolare
Cantargli la pace nel petto,
Né vedere i sorci bruni
Che corrono attorno alla madia.
Perché egli viene, il fanciullo umano,
Viene all’acque e nella landa
Con una fata, mano nella mano,
Da un mondo dove esistono più lacrime
Di quanto egli potrà mai comprendere.


THE INDIAN TO HIS LOVE LOVE
L’isola all'alba sogna, e grandi rami
Stillano quiete; le pavoncelle danzano
Su un prato raso, e un pappagallo oscilla
Su un albero, infuriandosi
All'immagine sua in un mare di smalto.
Ormeggeremo qui la nave solitaria
Vagando con la mano nella mano,
teneri mormorando bocca a bocca
Lungo l'erba e le sabbie, mormorando
Come siano lontane ormai le terre inquiete:
E come noi, unici fra i mortali,
Siamo celati sotto i quieti rami,
E il nostro amore sboccia come stella indiana,
Una meteora del bruciante cuore, una cosa
Unica con i flutti che scintillano, le ali che scintillano e
dardeggiano,
E i rami pesanti, e la colomba brunita
Che giorni e giorni sospira e geme:
Come morendo le ombre nostre se ne andranno
erranti,
Quando la sera avrà zittito le strade dei pennuti,
Con vaporoso incedere presso la sonnolenta
luce delle acque.

QUANDO SARAI VECCHIA
Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta,
col capo tentennante accanto al fuoco, prendi questo libro.
Leggilo lentamente, e sogna del tenero sguardo
Che i tuoi occhi avevano un tempo
E delle loro ombre profondo.
Quanti furono ad amare i tuoi momenti felici
E quanti amarono la tua bellezza
Con vero e falso amore?
Ma solo uno amò la tua anima pellegrina
E amò il dolore del tuo volto
che stava cambiando.
Piegata accanto alle braci lucenti
Appena triste, rimembra di come l'amore fuggì
E passò alto sopra le montagne
Per nascondere il suo volto in nugolo di stelle.

IL VENTO TRA LE CANNE
Ho sognato: io stavo nel mezzo di una valle , in sospiri
Che amanti felici mi passavano in coppie davanti;
e io sognai che furtivo il mio amore perduto
veniva dalla foresta, le palpebre pallide di nuvole
cadenti sugli occhi oscurati di sogno; e dentro il mio sogno
io gridai: donne, invitate i giovani a mettere il capo
sui vostri ginocchi e sommergere gli occhi nei vostri capelli
o, memori dei loro, non troveranno altro volto
bello finchè le valli del mondo tramontino vizze.


LA CONTESSA CATHLEEN IN PARADISO
I giorni degli affanni son finiti;
Lascia il vivace orgoglio del tuo corpo
Sotto l'erba e il trifoglio, con i piedi
A riposare distesi fianco a fianco.
Immersa nelle fonti fiammanti del dovere
El!a non chiederà vesti superbe; porta
Tutta quella bellezza dolorosa
Al profumato abbraccio della quercia.
Fu il bacio della Vergine Maria
Che versò tale musica al suo volto?
Eppure lei si muove con accorto incedere, colma
DeIla grazia terrestre antica e timida.
Che danzatrice splendida fra i passi
Dei sette angeli! I cieli
S'inginocchiano tutti di fronte al Paradiso

PASQUA 1916
Un troppo lungo sacrificio
Può fare pietra del cuore.
Oh, quando basterà?
Questo compete al Cielo, a noi compete
Di mormorare nome su nome,
Come una madre nomina il figliuolo
Quando il sonno è infine disceso
Su membra pur ora irrequiete.
E' altra cosa dal calare della notte?
No, no, non notte ma morte;
E fu inutile morte, alla fine?
Perche, per quanto si faccia e si dica,
L 'Inghilterra può tener fede alle promesse.
Noi conosciamo il loro sogno; basta
Sapere che sognarono e son morti;
E che importa se eccesso d'amore
Li sconvolse fin che morirono?
Lo scrivo in rima:
MacDonagh e MacBride
E Connolly e Pearse
Ora e nel tempo avvenire,
Ovunque s'indossi il verde,
Sono mutati, internamente mutati:
Una bellezza terribile è nata.

GEORGINE
Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo;
Ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve.
M'invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie
crescono sull'albero;
Ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito.
Fu in un campo sui bordi del fiume che io e la mia amata
ci arrestammo,
E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata.
M'invitò a prendere la vita così come veniva, come l'erba
cresce sugli argini ;
Ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime.

OLIO e SANGUE

In tombe d’oro e lapislazzuli
Corpi di santi e sante trasudano
Olio miracoloso, profumo di viole.
Ma sotto gravi masse d’argilla calpestata
Gonfi di sangue giacciono i corpi dei vampiri;
con sudari di sangue e con le labbra umide.

I VECCHI CHE SI AMMIRANO NELL’ACQUA
Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire:
« Tutto muta,
E a uno a uno noi scompariamo"
Avevano mani simili ad artigli, e le ginocchia
Contorte come i pruni antichi
Presso le acque.
Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire:
« Tutto ciò che è bello trascorre via
Come le acque ».

THE END OF DAY
Come una bambina ella gioca
E il gioco è penitenza
Fantastica e selvaggia
Perché l’ombra serale
Le mostra che qualcuno
Presto verrà da casa
E dirà – se anche il giuoco
Solo a mezzo è compiuto_
“Rientra e lascia il giuoco”