IL MAGICO UNIVERSO DI W. B. YEATS: Biografia e opere del poeta irlandese, Nobel per la letteratura: testo redatto con la collaborazione di Giulio Colli
William B. Yeats, poeta irlandese insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1923, trascorse tutta la sua esistenza in stretta relazione con le sorti del suo paese, che in quegli anni cercava di conquistare una propria identità politica. Egli stesso vi contribuì, accettando un seggio al Senato irlandese. Alla sua opera di poeta e alle sue coraggiose iniziative si deve la nascita dell’Abbey, celeberrimo teatro di prosa di Dublino. Inoltre, le complesse vicende sentimentali, l’amore per l’occulto e lo spiritismo, i goffi tentativi di fermare, per mezzo di esperimenti di chirurgia plastica, l’ineluttabile trascorrere del tempo, fanno di lui un autore dalla personalità complessa e inquietante.
W. B. Yeats, L’Opera poetica, Meridiani Mondadori, 2005, trad. A. Marianni.
L'ISOLA DEL LAGO D'INNISFREE
Io voglio alzarmi e andare, a Innisfree voglio andare, e farmi una capanna di vimini e d'argilla: nove filari a fave ci voglio e un alveare, e vivere in quel capanno nella radura solo.
E là avrò un po' di pace; la pace tarda stilla Dove giubila il grillo, dai veli dell'albore ; la notte è un balenio, mezzogiorno un bagliore di porpora, e il fanello riga la sera a volo.
Io voglio alzarmi e andare, ché notte e giorno sento acqua di lago a voce bassa lambir la sponda ; per la strada maestra, su un grigio marciapiede, nel fondo la risento dell'anima profonda.
IL FANCIULLO RAPITO
Laggiù dove i monti rocciosi Di SIeuth Wood si tuffano nel lago, Laggiù si stende un'isola fronzuta Dove gli aironi svegliano, sbattendo Le ali, i sonnolenti topi d'acqua; Laggiù abbiamo nascosto i nostri tini Fatati, ricolmi di bacche e ciliege Fra le più rosse di quelle rubate. Vieni, fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa on una fata, mano nella mano, Perché nel mondo vi sono più lacrime i quanto tu non potrai mai comprendere. Laggiù dove l'onda del chiaro di luna risveglia Riflessi luminosi nelle grigie e opache Sabbie, lontano, là presso la lontana Rosses, tessendo danziamo Tutta la notte le più antiche danze, Intrecciando le mani e intrecciando gli sguardi Finche la luna non abbia preso il volo; E avanti e indietro a balzi Inseguiamo le bolle spumeggianti, Mentre il mondo è ricolmo di pene E dorme un sonno ansioso. Vieni, fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Perche nel mondo vi sono più lacrime Di quanto tu non potrai mai comprendere. Dove l'acqua zampilla, vagabonda, Dalle colline sopra Glen-Car Nei laghetti fra i salici Dove a stento una stella potrebbe Bagnarsi, cerchiamo le trote assopite E bisbigliando ai loro orecchi doniamo Ad esse sogni inquieti; Lievemente sporgendoci Dalle felci che versano Le loro lacrime sui giovani ruscelli. Vieni, fanciullo umano! Vieni all'acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Perchè nel mondo vi sono più lacrime Di quanto tu non potrai mai comprendere . E' con noi che egli viene, Il fanciullo dall'occhio solenne: Mai più potrà udire i muggiti Dei vitelli sui tiepidi pendii O la teiera sopra il focolare Cantargli la pace nel petto, Né vedere i sorci bruni Che corrono attorno alla madia. Perché egli viene, il fanciullo umano, Viene all’acque e nella landa Con una fata, mano nella mano, Da un mondo dove esistono più lacrime Di quanto egli potrà mai comprendere.
THE INDIAN TO HIS LOVE LOVE
L’isola all'alba sogna, e grandi rami Stillano quiete; le pavoncelle danzano Su un prato raso, e un pappagallo oscilla Su un albero, infuriandosi All'immagine sua in un mare di smalto. Ormeggeremo qui la nave solitaria Vagando con la mano nella mano, teneri mormorando bocca a bocca Lungo l'erba e le sabbie, mormorando Come siano lontane ormai le terre inquiete: E come noi, unici fra i mortali, Siamo celati sotto i quieti rami, E il nostro amore sboccia come stella indiana, Una meteora del bruciante cuore, una cosa Unica con i flutti che scintillano, le ali che scintillano e dardeggiano, E i rami pesanti, e la colomba brunita Che giorni e giorni sospira e geme: Come morendo le ombre nostre se ne andranno erranti, Quando la sera avrà zittito le strade dei pennuti, Con vaporoso incedere presso la sonnolenta luce delle acque.
QUANDO SARAI VECCHIA
Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta, col capo tentennante accanto al fuoco, prendi questo libro. Leggilo lentamente, e sogna del tenero sguardo Che i tuoi occhi avevano un tempo E delle loro ombre profondo.
Quanti furono ad amare i tuoi momenti felici E quanti amarono la tua bellezza Con vero e falso amore?
Ma solo uno amò la tua anima pellegrina E amò il dolore del tuo volto che stava cambiando.
Piegata accanto alle braci lucenti Appena triste, rimembra di come l'amore fuggì E passò alto sopra le montagne Per nascondere il suo volto in nugolo di stelle.
IL VENTO TRA LE CANNE
Ho sognato: io stavo nel mezzo di una valle , in sospiri Che amanti felici mi passavano in coppie davanti; e io sognai che furtivo il mio amore perduto veniva dalla foresta, le palpebre pallide di nuvole cadenti sugli occhi oscurati di sogno; e dentro il mio sogno io gridai: donne, invitate i giovani a mettere il capo sui vostri ginocchi e sommergere gli occhi nei vostri capelli o, memori dei loro, non troveranno altro volto bello finchè le valli del mondo tramontino vizze.
LA CONTESSA CATHLEEN IN PARADISO
I giorni degli affanni son finiti; Lascia il vivace orgoglio del tuo corpo Sotto l'erba e il trifoglio, con i piedi A riposare distesi fianco a fianco.
Immersa nelle fonti fiammanti del dovere El!a non chiederà vesti superbe; porta Tutta quella bellezza dolorosa Al profumato abbraccio della quercia.
Fu il bacio della Vergine Maria Che versò tale musica al suo volto? Eppure lei si muove con accorto incedere, colma DeIla grazia terrestre antica e timida.
Che danzatrice splendida fra i passi Dei sette angeli! I cieli S'inginocchiano tutti di fronte al Paradiso
PASQUA 1916
Un troppo lungo sacrificio Può fare pietra del cuore. Oh, quando basterà? Questo compete al Cielo, a noi compete Di mormorare nome su nome, Come una madre nomina il figliuolo Quando il sonno è infine disceso Su membra pur ora irrequiete. E' altra cosa dal calare della notte? No, no, non notte ma morte; E fu inutile morte, alla fine? Perche, per quanto si faccia e si dica, L 'Inghilterra può tener fede alle promesse. Noi conosciamo il loro sogno; basta Sapere che sognarono e son morti; E che importa se eccesso d'amore Li sconvolse fin che morirono? Lo scrivo in rima: MacDonagh e MacBride E Connolly e Pearse Ora e nel tempo avvenire, Ovunque s'indossi il verde, Sono mutati, internamente mutati: Una bellezza terribile è nata.
GEORGINE
Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo; Ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve. M'invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie crescono sull'albero; Ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito. Fu in un campo sui bordi del fiume che io e la mia amata ci arrestammo, E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata. M'invitò a prendere la vita così come veniva, come l'erba cresce sugli argini ; Ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime.
OLIO e SANGUE
In tombe d’oro e lapislazzuli Corpi di santi e sante trasudano Olio miracoloso, profumo di viole.
Ma sotto gravi masse d’argilla calpestata Gonfi di sangue giacciono i corpi dei vampiri; con sudari di sangue e con le labbra umide.
I VECCHI CHE SI AMMIRANO NELL’ACQUA
Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire: « Tutto muta, E a uno a uno noi scompariamo" Avevano mani simili ad artigli, e le ginocchia Contorte come i pruni antichi Presso le acque. Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire: « Tutto ciò che è bello trascorre via Come le acque ».
THE END OF DAY
Come una bambina ella gioca E il gioco è penitenza Fantastica e selvaggia Perché l’ombra serale Le mostra che qualcuno Presto verrà da casa E dirà – se anche il giuoco Solo a mezzo è compiuto_ “Rientra e lascia il giuoco”
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