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Proiezione del documentario "Viaggio attraverso la traduzione"




lunedì 16 giugno 2008 Ieggono Walter Cavatoi, Margaret Collina e Maria Luisa Vezzali   
Walter Cavatoi, Margaret Collina e Maria Luisa Vezzali
commentano

Viaggio attraverso la traduzione
Documentario nomade di incontri
 e riflessioni letterarie
L’annata della Bottega dell’Elefante è iniziata il 6 e 7 settembre con la spedizione di tre inviati a Parigi per preparare, ognuno secondo le proprie competenze, il progetto di Paolo Bollini di un meeting internazionale sul tema della traduzione. Come i soci sanno, l’evento si è tenuto il 5 dicembre con un notevole successo di pubblico. Per ovvi motivi di tempo, però, in quell’occasione non è stato possibile proiettare tutto il materiale girato in Francia, presso la sede della prestigiosa rivista “Europe”. Ci è sembrato pertanto giusto concludere le attività di questa stagione con una serata sui generis, basata più sulla visione di un film “intorno ai testi” che sulla lettura di un testo in particolare. Un film che ha per protagonisti tre poeti, Jean Baptiste Para, Lorand Gaspar e Chantal Bizzini, ma ancora di più il loro amore per la parola-in-viaggio e per la comunicazione umana a livello profondo, di cui la traduzione è sicuramente uno degli aspetti più affascinanti e contraddittori.


Margaret Collina
Parigi, 7 settembre 2007
"La traducibilità inerisce essenzialmente a certe opere: ciò non significa che la loro traduzione sia essenziale per le opere stesse, ma vuol dire che un determinato significato inerente agli originali si manifesta nella loro traducibilità. Che una traduzione, per quanto buona, non possa mai significare qualcosa per l'originale, è fin troppo evidente. E tuttavia essa è in intimo rapporto con l'originale in forza della sua traducibilità."
( W. Benjamin)
In questo pomeriggio di settembre, all'interno di uno svettante e fiorito edificio di rue Marie Rose, le finestre spalancate sui mattoni rossi del Convento di Saint-François de Paris, inizia a realizzarsi, anche se postuma, la prima fase del sogno di Paolo Bollini: in preparazione dell'incontro che si terrà il 5 dicembre nell'Aula Absidale di Santa Lucia a Bologna, una complessa, importante, eppure fluida e appassionata, conversazione a proposito dell'"anima" della traduzione.
Traduzione dei linguaggi, naturalmente, ma ora e qui, anche traduzione delle diverse esperienze culturali di popoli vicini, le cui lingue si somigliano e al tempo stesso si distanziano nei differenti ritmi e musicalità.
Una telecamera riprende il luogo - un appartamento nel quale prima della Rivoluzione d'Ottobre visse anche Lenin insieme a Inessa Krupskaya - e i quattro protagonisti dell'incontro: Maria Luisa Vezzali, la nostra amica poetessa bolognese, Lorand Gaspar, voce importante e originale della poesia francese, Chantal Bizzini, anche lei poetessa e insegnante di Latino e Greco in una Francia che sta pensando di abolire l'insegnamento delle lingue classiche, e Jean-Baptiste Para, direttore della rivista Europe che ci ospita: Europe, nata ormai quasi ottanta anni fa, costituisce ancora, nonostante le infinite traversie,  un'importante e libera testimonianza della vitalità della cultura francese.
Para, così come già aveva fatto a pranzo, ci parla - in un italiano perfetto, sebbene accarezzato dal morbido respiro della sua lingua madre -  di Vittorini, di Svevo, di Buzzati (autore tanto amato in Francia, quanto dimenticato in Italia), e con grande acutezza e conoscenza della nostra letteratura, si addentra nello spinoso problema di come gli intellettuali italiani (ma non è lo stesso per Zola in Francia, come ci dirà in seguito?) dimentichino i grandi scrittori che tanto spazio hanno occupato nella cultura del proprio tempo, senza che peraltro tale spazio riesca ad essere assorbito da altri autori, ai quali viene così negato un futuro di pari notorietà.
Si parla poi di grande cinema: di Rosi, di neorealismo, di film come "Roma città aperta": discussione convincente e ormai impensabile tra critici italiani contemporanei, anch'essi purtroppo dimentichi del nostro passato recentissimo.
Prima nel Bistrot e ora qui, di fronte a un camino spento, ma di certo perfettamente funzionante (legno alle pareti e sul pavimento, libri e solo libri tutto intorno), si respira un'atmosfera che è interamente francese, eppure accogliente e aperta verso altre e fraterne realtà culturali, verso pensieri condivisibili e verso qualsiasi stimolante diversità.
Gaspar, dopo aver parlato a lungo della sua esperienza di traduttore, legge un proprio testo: "Scaglie",  che termina con il verso
E mi levo come una melodia.
Non comprendo tutto ciò che si dice, ma l'atmosfera è rarefatta, le menti tese all'ascolto, le coscienze unite dal filo trasparente della poesia: anche l'empatia è "traduzione" profonda e rispettosa. Capisco ad un tempo, il valore dei suoni e il potere formidabile della traduzione che ci conduce oltre le barriere e i limiti ristretti del linguaggio.
E' la volta di Chantal: anche lei ci parla della sua esperienza di traduttrice e di autrice e ci legge "Un frutto strano", testo duro ed emozionante sulla difficoltà di estirpare la pena di morte dai nostri paesi "altamente industrializzati".
Benjamin scrisse: "La traduzione è un movimento d'amore", ricorda Para, dimostrandoci non solo con le sue affermazioni, ma anche con l‘energia che emana da tutto il suo corpo, come la traduzione abbia arricchito la sua vita di un ulteriore significato, consentendogli di vedere la letteratura attraverso quel certo particolare sguardo che illumina e traghetta dall'altra parte della riva del proprio vissuto.
Eco scrive: " La lingua dell'Europa è la traduzione": ma non è forse la traduzione proprio la lingua di ogni uomo di buona volontà che si apre all'altro e sconfigge le barriere spaziotemporali, facendo partecipi di questo processo tutti coloro che vogliano appropriarsene?
E sarà forse la traduzione, con le proprie fatiche notturne, con i propri ritmi di lettura lenti e disprofondanti, a sconfiggere i "tempi brevi" di cui parla Para a proposito dell'uomo moderno, schiavo mediatico, che smarrisce la memoria e brucia le tappe di una conoscenza contingente e sbrigativa. Sarà forse la traduzione ad avere il compito di fornire gli strumenti per non giustificare l'oblio, e non consentire alcun alibi al consumismo delle idee e dei talenti.
Jean-Baptiste Para
Trois frères
Mon premier frère est sorti.
Dans le grain répandu,
dans sa tristesse indéchiffrable,
il a lu les nomes d'une dynastie.
Il a gravé le sien sur l'arbre qui grandit.
Mon autre frère est resté sur le seuil,
le coeur percé d'une corne de froid.
Pour moi,
le silente et la voix
se sont aimés
comme la braise et l'encens
dans un poème qui dure
le temps que la pluie cesse.
De jour en jour les orties gagnent.
Tout scintille dans la paume du monde.
Tre fratelli
Il mio primo fratello è uscito.
Nel grano sparso,
in quella sua tristezza indecifrabile,
ha letto i nomi di una dinastia.
Ha inciso il suo sull'albero che cresce.
Il secondo è rimasto sulla soglia,
cuore squarciato da un corno di gelo.
Per me,
il silenzio e la voce
si sono amati
come la brace e l'incenso
in una poesia che dura
il tempo che cessi la pioggia.
Di giorno in giorno aumentano le ortiche.
Tutto scintilla sul palmo del mondo.
(Traduzione di Maria Luisa Vezzali)
Chantal Bizzini
Un   fruit   étrange
Un pylône aux tiges en croix
figure un gibet, fanal rouge, dressé on ne sait où,
qui tremble et siffle au vent de l'autoroute ;
tranchée, puis coulée, de loin, sur les collines et les fleuves, qui va
dans les villes électriques
sans remparts.
La musique, à la radio, tremble aussi, se brouille et se perd dans la
nuit
grésillante
qu'elle ornait : rosée noire sur le filet assassin.
Treillage,
lierre aux feuilles
forgées
sur la lumière d'une veille sans fin, fading.
L'asphalte brille,
les jointures des os se dissolvent ;
au ciel on voit
les marches dégradées, grises des rafales ;
mais la flamme brûle encore,
c'est la fleur écarlate
- en elle se mue la mort -
qu'incendia
l'étincelle écartée
du mouvement stellaire.
Oui, ce pays est beau, dit le condamné,
ce jour aussi, dans les herbes hautes
de la prairie ; je me souviens maintenant
des iris nocturnes, du souffle de l'attente ;
car nous fûmes touchés
de Qui écartèle les nuages
et partage les fleuves.
La clé perdue tinte encore
sur les pavés de la place à la fontaine
- Séville -
les rires hurlants ouvrent
des rues blanches dans la ville.
Et lorsque, dans l'après-midi,
on avance, comme dans les hautes herbes,
et qu'on s'agenouille
là, devant,
on ne peut rappeler
le rire ni la danse
de leur oubli ;
tout rompt
à cette tentative,
et du heurt des êtres
naît on ne sait
quelle bête.
Le soleil a brûlé,
Ce jour-là, comme la salamandre.
Le lendemain, devant la plaie de ce corps
Creusé et noirci, nous avons entendu
Les cris sauvages de la vie.
Ils sont
Autour de la maison,
Les maîtres des liens
Serrant jusqu'à étrangler
Les gorges.
Un frutto strano
Un traliccio dai gambi a croce
raffigura una forca, fanale rosso, rizzata chissà dove,
che trema e sibila al vento dell'autostrada;
tagliata, poi colata, di lontano, su colline e fiumi, penetra
nelle città elettriche
senza bastioni.
La musica, alla radio, anche lei trema, si confonde e si perde nella
notte
crepitante
che adornava: rugiada nera sulla rete assassina.
Graticolato,
edera dalle foglie
forgiate
sulla luce di una veglia senza fine, fading.
L'asfalto brilla,
le giunture delle ossa si dissolvono;
in cielo si vedono
gli scalini sfumati, grigi delle raffiche;
ma la fiamma brucia ancora,
è il fiore scarlatto
- in cui si muta la morte -
che incendiò
la scintilla dopo lo scarto
dal movimento stellare.
Sì, questo paese è bello, dice il condannato,
anche questo giorno, tra le alte erbe
del prato; ora mi sovvengono
iris notturni, l'alito dell'attesa;
perché fummo toccati
da Chi squarta le nubi
e divide i fiumi.
La chiave perduta tintinna ancora
sul selciato della piazza con la fontana
- Siviglia -
le risa urlanti aprono
vie bianche nella città.
E mentre, nel pomeriggio,
si avanza, come tra le erbe alte,
e ci si inginocchia
là, davanti,
non si può ricordare
il riso né la danza del loro oblio;
tutto si rompe
a questo tentativo,
e dall'urto degli esseri
nasce chissà
quale bestia.
Il sole ha bruciato,
quel giorno, come la salamandra.
L'indomani, davanti alla piaga di quel corpo
solcato e annerito, abbiamo sentito
le grida selvagge della vita.
Sono
intorno alla casa,
i signori delle catene
stringono fino a strangolare
la gola.
(Traduzione di Maria Luisa Vezzali)
Lorand Gaspar
Écailles
Mort où tant de vie s'égare
de nos faibles yeux abandonnée.
Torrent tu nous étonnes
étincelant et boueux
de bouche en bouche
le doux et l'amer
cailloux et bois
achevés repris.
Ces photos floues
que le temps a bougées.
La lumière se cherche sur nos mains
et soudain tout est plume
neige neige -
Le même vent traîné dans le feu
la même nuit avec la même texture de branches
d'un bonheur inavoué.
La même croissance dans les gestes
et l'effeuillement des mains sur la peau
t rouées soudaines dans les form e s
quand l'espace nous entend -
Nous avons vécu tout juste
le temps de ce poids
de tout ce qui sans plainte se déchire
ta vue hier soir
et ces tout petits ports des yeux
les paupières repeintes.
Depuis des ans nous n'avons plus commerce
qu'avec les pierres.
Nos pas s'allument aux craies aveugles
gisement étroit entre deux points d'eau.
Ma vie brûlée de tant de lumières
parfois d'une immense tendresse j'oublie
que tout est sourd
et me lève comme une mélodie.

Scaglie

Morte dove tanta vita si smarrisce
dai nostri deboli occhi abbandonata.
Torrente tu ci meravigli
scintillante e fangoso
di bocca in bocca
il dolce e l'amaro
ciottoli e legna
finiti ricominciati.
Queste foto sfocate
mosse dal tempo.
La luce si ricerca sulle nostre mani
e improvvisamente tutto è piuma
neve neve -
Lo stesso vento trascinato nel fuoco
la stessa notte con lo stesso ordito di rami
di una felicità inconfessata.
La stessa crescita nei gesti
e lo sfogliarsi delle mani sulla pelle
brecce improvvise nelle forme
quando ci percepisce lo spazio -
Noi abbiamo vissuto appena
il tempo di questo peso
di tutto quello che senza lamento si lacera
la tua vista ieri sera
e tutte queste piccole porte degli occhi
le palpebre ridipinte.
Anni dopo non abbiamo più commercio
che con le pietre.
I nostri passi si accendono ai gessi ciechi
giacimento stretto tra due punti d'acqua.
La mia vita bruciata da tutte le luci
a volte da un'immensa tenerezza mi dimentico
che tutto è sordo
e mi levo come una melodia.
(Traduzione di Maria Luisa Vezzali)