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Frammenti - Saffo


lunedì 04 dicembre 2006 legge Giancarla Codrignani
A chi mai sarà venuto in mente di raccontare di Saffo brutta, che si suicida per amore non corrisposto? Forse a qualcuno che presentiva un Giacomo Leopardi rispecchiato nell'icona dell'infelicità… E chi mai avrà dal suo nome derivato l'aggettivo "saffico", per definire un amore che, in sé limpido, viene insudiciato dall'ipocrisia della malizia?
"Pura Saffo, dai riccioli di viola, dal dolce sorriso", dice Alceo della collega contemporanea che si era spesa in poesia di canti fantastici, magici, sereni e anche struggenti. L'incanto di qualcosa "più oro dell'oro". Poeta, dunque, indubbiamente grande. Poeta, che è nome con la desinenza in -a, femminile; e i poeti, anche i più virili, ne sono definiti tutti. Ma è con Saffo che nasce qualcosa di inedito, destinato a farsi assorbire nella neutralità della storia della letteratura, ma ancora carico di significato: la poesia di una donna che si relaziona con un ambiente di donne.
Anche per questo la leggiamo.