lunedì 18 aprile 2011 legge Piero Ignazi | |
Questo incontro chiude un ciclo di riflessioni ed approfondimenti sul tema “Opposizione liquida”. L'intenzione era di aiutarci a comprendere il fenomeno diffuso di contrasto sociale che si esprime nel nostro paese al di fuori dei canoni “istituzionali” delle organizzazioni partitiche. I partiti politici non hanno mai goduto di buona fama. La stessa origine etimologica del termine «partito» non aiuta: deriva dal latino «partire», che implica l’idea della divisione, della separazione, e, implicitamente, del conflitto e della lotta. Tutta la cultura occidentale ha invece sempre esaltato il contrario: ovvero l’unità, l’armonia, la concordia. Eppure, in democrazia, di partiti c’è ancora molto bisogno ma altrettanto di cambi generazionali e di forme di partecipazione-rappresentanza che corrispondano ai nuovi assetti sociali.
Piero Ignazi è docente ordinario di Politica comparata e Politica estera dei paesi europei presso la facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna e Direttore della rivista Il Mulino.
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I testi di tutte le letture fatte dall'associazione ogni lunedì sera dal 2001 al 2013, prima presso l'Arci Villone di via Bastia, poi al Circolo Pavese di via del Pratello. A Bologna. Su ideazione di Paolo Bollini e Isa Speroni.
logo dell'associazione

Crisi dei partiti? tanto rumore per… - dalla rivista “Il Mulino”
A cercar la bella morte - Carlo Mazzantini
lunedì 11 aprile 2011 legge Giacomo Loperfido | |
La costituzione simbolica e rituale del paradigma antifascista ha permesso, in anni in cui l’assetto istituzionale democratico del paese ha subito gravi minacce alla propria esistenza, larghe mobilitazioni collettive che sbarrarono la strada ad ogni tentazioni autoritaria. Ma via via che ci allontaniamo dalla realtà storica del fascismo, e che, oggi, nuove modalità carismatiche e autoritarie del potere sembrano corrodere la giustizia e l’efficacia dell’istituto democratico, è forse opportuno interrogarci sull’ “altro” in opposizione al quale ci siamo costruiti, capirlo meglio, e misurarlo con i pericoli del presente politico e sociale.
Carlo Mazzantini, partito da adolescente come volontario della RSI, e mai pentito, mostra una sensibilità e un’intelligenza non comuni quando racconta della “sua guerra”. Il paradosso del “fascista buono” diventa allora forse un punto di partenza valido per riangolare le nostre categorie etiche e interpretative, affinarle ed adattarle ad un presente che sembra, più che mai, chiederne l’intervento. |
Svegliatevi bambine
lunedì 04 aprile 2011 legge Silvia Cavalieri | |
I testi raccolti, scritti da varie autrici, hanno saputo tradurre il senso di inadeguatezza davanti ai canoni imperanti, contribuendo a restituire densità e profondità al reale variegato vissuto femminile. Voci e stili diversi; frammenti da un’infanzia lasciata indietro per forza, battaglie per la sopravvivenza quotidiana, le discriminazioni sul posto di lavoro, occupazioni perdute e altre inventate, la complicata decisione di avere un figlio in un paese che enfatizza la maternità per poi abbandonare le madri a loro stesse, il fascino e la potenza delle parole, la ricostruzione di una vita dalle macerie. Traumi e rinascite: vite in corso, fra fatica e fantasia, o vite spezzate troppo presto, immortalate dalla voce di chi non vuole scordarle.
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"Clandestini di carta".
lunedì 28 marzo 2011 legge Fulvio Pezzarossa | |
Chi è il migrante? Perché lascia il proprio paese? E soprattutto, cosa lascia dietro di sé? Negli ultimi vent'anni in Italia, in barba a difensori dei confini e puristi della razza, è nato e si è sviluppato il filone della “Letteratura migrante”. Decine e decine di autori, provenienti da culture e lingue diverse, che hanno deciso di scrivere e "raccontare" in Italiano. Non volendo scadere in facili condanne, in questa lettura poco spazio verrà dato agli atteggiamenti razzisti degli italiani, di cui pure si parlerà. Ci si è voluti concentrare invece sulle problematiche vissute dal migrante prima, durante e dopo l'arrivo. Sul rapporto, spesso conflittuale, che vivono con la propria cultura o con il proprio passato. Fulvio Pezzarossa, docente di Sociologia della letteratura presso l’università di Bologna, dirige la rivista “Scritture migranti”.
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“Trenta giorni di nave a vapore” testimonianze di emigranti emiliani
lunedì 21 marzo 2011 legge Lorenza Servetti | |
Quando un emigrante si trasferisce per necessità dalla propria terra d’origine a un paese lontano, quali aspetti del viaggio assumono ai suoi occhi rilievo e importanza? Quali stati d’animo lo accompagnano durante il percorso? E, una volta arrivato a destinazione, quali preoccupazioni ed esigenze vengono da lui avvertite, quali tratti e caratteristiche della nuova realtà acquistano importanza alla luce delle sue aspettative? A questi interrogativi è possibile offrire una risposta esaminando alcune testimonianze dirette di emigranti che partirono dalla nostra regione tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, e ricostruendo la vicenda umana di quegli uomini nel contesto storico ed economico del tempo. Ci aiuterà nella lettura Lorenza Servetti, attenta studiosa di culture locali, che ha curato una ricerca storica su documenti del tempo.
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“C’è movimento, nella Rete” Leozappa, Grillo, Baldini, Mascia
lunedì 14 marzo 2011 legge Felice Spampinato | |
Il web 2.o e i social network come Facebook stanno cambiando il modo di rapportarsi della gente con le comunità in cui vivono. Questo cambiamento non riguarda solo gli americani (solito oggetto delle attenzioni dei giornali italiani) ma anche milioni di cittadini della nostra penisola. Grazie ai social network, molti italiani,soprattutto under 50, evadono l’isolamento storico prodotto dal lavoro contemporaneo e dalla televisione e passano ore della propria giornata in continua comunicazione digitale con i propri amici. Una parte considerevole di questa popolazione online sta inoltre sfruttando i social network anche per dare slancio alla propria passione politica e dalla rete sono nati movimenti politici “liquidi” come il Popolo Viola e il “Movimento 5 stelle”.
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Le mosche del capitale - Paolo Volponi
lunedì 07 marzo 2011 legge Elisa Vignali | |
"Necessità di uno scrittore inattuale”
Nel corso della sua vita Paolo Volponi (1924-1994) fece esperienza diretta del mondo industriale, collaborando con alcune delle più importanti aziende italiane del tempo, dalla Olivetti alla Fiat. Ebbe modo, così, di misurare in prima persona lo scarto sempre più consistente tra una civiltà ricca di memorie contadine e una società oramai avviata a un processo di rapida industrializzazione. A guidarlo non fu mai, però, uno sguardo nostalgicamente rivolto al passato, ma la speranza attivistica in un progetto che ambisse a conciliare i ritmi della natura con la necessaria apertura al progresso. Intrecciando il piano dell’autobiografia privata con le sorti della collettività, nelle Mosche del capitale (1989) Volponi raffigura con realismo visionario e allegorico uno scenario postindustriale, dominato dalla presenza onnipervasiva del capitale e sottoposto a una metamorfosi profonda del paesaggio. In questo romanzo dalle complesse partiture interne, tra operetta morale, apologo fantascientifico e dialogo satirico, trovano condensazione perfetta i temi principali della multiforme opera volponiana, dalla dialettica di naturale e artificiale al destino della parola letteraria nell’epoca della globalizzazione. Proprio in forza della sua inattualità, la scrittura di Volponi continua oggi a rivendicare ascolto, invitando a coltivare anche nel caos l’esercizio critico della ragione.
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Libertà e Giustizia- documenti dell’attività dell’Associazione
lunedì 28 febbraio 2011 legge Derek Jones | |
Per il ciclo sull’ "opposizione liquida", la Nuova Bottega dell’Elefante incontra un altro modo di fare opposizione, l’associazione Libertà e Giustizia.
Libertà e Giustizia (LeG) nata nel 2002, si muove tra politica e urgenza di democrazia. E’ presieduta da Sandra Bonsanti e ha come presidente onorario Gustavo Zagrebelsky.
Il suo manifesto costitutivo recita: “Libertà e Giustizia vuole intervenire a spronare i partiti perché esercitino fino in fondo il loro ruolo di rappresentanti di valori, ideali e interessi legittimi. Vuole arricchire culturalmente la politica nazionale con le sue analisi e proposte. Libertà e Giustizia vuole essere l’anello mancante fra i migliori fermenti della società e lo spazio ufficiale della politica&rdquo
Il Circolo LeG di Bologna è attualmente composto da un centinaio di soci che si riuniscono mensilmente per discutere sugli eventi politico-culturali ed organizzare iniziative a livello locale in sintonia con gli obiettivi nazionali di LeG.
Immaginiamoci da qui a venti, trent'anni, e immaginiamo quale Italia vorremmo raccontare ai nostri figli e ai nostri nipoti, e pensiamo a cosa risponderemo quando ci verrà chiesto “tu dov'eri?”, “che cosa facevi?”. |
Cambiamento climatico e ideologie: quello che (non) sappiamo-K. Emanuel, M. Hulme, B. Lomborg
lunedì 21 febbraio 2011 legge Stefano Zamagni | |
Cosa sappiamo oggi sull’evoluzione del clima? Troppe le incertezze, e altrettanti sono i rischi. Decidere cosa fare per evitare il riscaldamento globale diventa quindi questione maledettamente complessa, che coinvolge considerazioni di carattere etico, politico ed economico. Troppo spesso le posizioni sul se, quando, e come agire contro il riscaldamento globale cercano supporto nei risultati della ricerca scientifica, finendo però con il mescolare e confondere valutazioni tipicamente normative a considerazioni di carattere puramente descrittivo. La scienza, sempre più soggetta a strumentalizzazioni mediatiche ed economiche, rischia di divenire involontaria sostituta delle convinzioni etiche ed ideologiche alla base del processo politico decisionale. Ma distinguere e separare considerazioni scientifiche da quelle politiche ed economiche è condizione necessaria per un dibattito trasparente e intellettualmente onesto.
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L’incendio di via Keplero - Carlo Emilio Gadda
lunedì 14 febbraio 2011 legge Magda Indiveri | |
Basta un incendio preso dalla cronaca, a un grande scrittore, perché uno spazio geometrico, un caseggiato milanese degli anni venti, diventi spazio narrativo: il condominio si scoperchia, e nella frenetica fuga lascia apparire tutto quel privato solitamente nascosto.
Allora si svelano casi pietosi o grotteschi, tresche e solitudini, come se il grande corpo mettesse a nudo le sue viscere. Il fuoco, che muove i personaggi spingendoli a cercare scampo, è l’elemento che immette dinamismo nella descrizione, trasformando la rassegna di antieroi in narrazione. E’ questo il Carlo Emilio Gadda dei primi anni trenta: sta sperimentando il suo stile, la sua tenuta narrativa, ed è già grandissimo. Il fuoco del racconto è la letteratura stessa di Gadda, che svela, accompagna, trasforma e deforma la realtà: usciamo dai suoi “incendi”, milanesi, ispanici o romani che siano, con la dolorosa eppure vitale cognizione della complessità. |
“Questotrentino”
lunedì 07 febbraio 2011 legge Ettore Paris | |
Da un trentennio la rivista "Questotrentino" rappresenta nella provincia di Trento non soltanto un attento punto di osservazione verso i molteplici aspetti della realtà locale ma anche un centro di iniziativa politica e culturale capace di incidere sui problemi presenti nel territorio. Una lettura di articoli significativi della rivista sotto la guida del suo direttore responsabile, il giornalista Ettore Paris, può utilmente chiarire la natura e la portata degli interventi condotti dai collaboratori di "Questotrentino", la loro capacità di incidere sulle contraddizioni locali, le relazioni che intercorrono tra la rivista e altre forze attive sulla scena territoriale e nazionale. E, più in generale, può contribuire a comprendere le possibilità e le modalità di attuazione di una iniziativa politica che punti all' efficacia anche al di fuori delle tradizionali formule partitiche.
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Il ritorno del figliol prodigo - Andrè Gide
lunedì 31 gennaio 2011 legge Vittorio Franceschi | |
"Ho raffigurato qui, per la mia segreta gioia, come si faceva negli antichi trittici, la parabola di nostro Signore Gesù Cristo......Se il lettore esige da me una forma di pietà, forse non la cercherebbe invano nel mio dipinto nel quale, come un donatore, mi sono raffigurato in ginocchio nell'angolo del quadro opposto rispetto al figliol prodigo, come lui sorridente e al tempo stesso con il viso bagnato di lacrime."Con queste parole André Gide inviava ad Arthur Fontaine, suo amico e mecenate,la novella "Le retour de l'enfant prodigue" pubblicata nel 1907, dopo un periodo di silenzio. La breve novella di impianto schiettamente teatrale, mette in luce, quanto i più ponderosi scritti filosofici, la duplice natura della sua ispirazione: da una parte il richiamo verso la purezza, la spiritualità; dall'altra il fascino che su di lui esercitava il richiamo dei sensi, dei desideri e dei piaceri, soprattutto quelli più inconfessabili agli occhi del mondo. |
Gaza 1956 - un fumetto - Joe Sacco
lunedì 24 gennaio 2011 legge Sergio Rotasperti | |
Un viaggio in medio oriente non può non toccare Gerusalemme, una metropoli dai mille volti, una sfida per le grandi religioni, una scuola di alterità. Già, perché Gerusalemme ti pone tre domande: chi è l'altro? Chi sono io? Qual è il volto del tuo Dio?
Gaza 1956 è un tragico episodio ai margini della storia, tassello di odio e violenza tra “fratelli”, che paradossalmente nella città santa ritrovano la loro imprescindibile identità.
Joe Sacco, scrupoloso giornalista-fumettista si mette come un segugio alla ricerca dei
sopravvissuti e testimoni del massacro che costò la vita a 111 palestinesi, “tragico incidente” compiuto dall’esercito israeliano nel 1956 a Rafah e Khan Younis.
Da allora, poco è cambiato, come urlano i giovani palestinesi nel recente "Manifesto dei giovani di Gaza". Chi sono i buoni e chi i cattivi? La pace da quale parte si schiera? E l’altro chi è? Una libro, quello di Joe, che intende stimolare i presenti al confronto serio e costruttivo, senza preclusioni alcune.
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Un commentatore disonesto - Giorgio Manganelli
lunedì 17 gennaio 2011 legge Filippo Milani | |
Giorgio Manganelli non amava l'etichetta di “scrittore”, egli preferiva definirsi “scrivente” in senso lato, un vero e proprio grafomane, sperimentatore di tutte le possibilità della parola; infatti la sua vasta ed eterogenea produzione comprende: trattatelli secenteschi, commenti filologicamente scorretti, saggi sulla natura menzognera della letteratura, e ancora traduzioni, elzeviri, corsivi, recensioni, reportage, poesie. Le difficoltà connesse all'impossibilità di una catalogazione immediata e all'oscurità della sua prosa hanno fatto sì che Manganelli venisse relegato ad un ruolo marginale all'interno del panorama letterario italiano del secondo dopoguerra, anche quando prese parte attivamente alle prime riunioni del Gruppo 63 (dal quale, per altro, si distaccò presto). Egli non può essere considerato un autore militante in senso ideologico, perché la sua militanza è del tutto disonesta, nel senso che egli sceglie di stare non dalla parte dell'uomo ma della letteratura, in quanto attività per natura ambigua, contraddittoria e paradossale. Per Manganelli, infatti, la letteratura è al contempo “ascetica e puttana”, è menzogna, è attività inutile e fraudolenta di cui però non possiamo fare a meno. Per queste ragioni nei suoi corsivi, apparsi sulle numerose testate giornalistiche per cui collaborava, Manganelli ritorna con insistenza sui temi della scrittura, della lettura e della rilettura, come valori imprescindibili per qualsivoglia commento della realtà e delle sue inestirpabili contraddizioni.
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Il Piccolo Principe-Antoine de Saint-Exupéry - lettura multilingue
lunedì 10 gennaio 2011 legge Daniele degli Esposti insieme a Leonardo Barcelò, Alain Leverrier, Carla Christiany e Nico Ferioli | |
Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1943, è uno di quei libri che si leggono, si regalano, si rileggono e si amano senza mai stancarsene. È viaggio, storia di iniziazione, favola, romanzo d’avventura, poesia – tutto in un solo libro. Il racconto dello scrittore e aviatore francese rappresenta una storia universale. Ed è proprio l’universo che il piccolo protagonista attraversa alla ricerca dei segreti e del senso della vita. Sono stati, sono e probabilmente saranno suoi compagni di viaggio bambini, ragazzi e adulti in tutto il mondo e in centinaia di lingue. La Bottega dell’Elefante invita tutti ad una lettura multilingue di alcuni capitoli di questo testo, lettura che vuole rispecchiare la varietà culturale e linguistica presente all’interno dell’associazione. Oltre a Il piccolo principe il pubblico potrà infatti incontrare Le petit prince, El principito, Der kleine Prinz e persino Al pränzip fangén.
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Viaggio in Italia - Wolfang Goethe
lunedì 20 dicembre 2010 legge Margaret Collina | |
«Quel che per ora sta a cuore a me, è d’arricchirmi di quelle impressioni sensibili che non danno né i libri né i quadri. Per me l’importante è di prendere ancora interesse a ciò che si agita nel mondo, di mettere alla prova il mio spirito d’osservazione, d’esaminare fino a qual punto arrivino la mia scienza e la mia cultura, d’esser sicuro che anche il mio occhio è lucido, limpido e puro, di esperimentare quanto in tanta fretta sono in grado di ritenere, e se le rughe che si sono scavate e impresse nella mia anima, si possono ancora spianare» (W. Goethe)
Margaret Collina ci offre la sua tradizionale lettura natalizia: per farci gli auguri tra viaggi di parole e un brindisi.
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Nelle terre estreme
lunedì 13 dicembre 2010 legge Gian Mario Anselmi | |
Tra i tanti filoni letterari che attraversano il continente letterario, uno dei più affascinanti è certamente quello del viaggio ‘ulissiaco’ nel quale l’uomo, penetrando in terre disabitate e sconosciute, va a cercare e sfidare se stesso.
Se per molti secoli i territori estremi sono stati individuati nel deserto o nell’estremo oriente di un Marco Polo o di un Matteo Ricci, nella modernità prende corpo invece un immaginario esotico che ha per principali referenti le estreme propaggini settentrionali e soprattutto quelle antartiche: i ghiacciai, le nevi, il freddo siderale si caricano di connotazioni di seducente, estrema liminarità, poco o per nulla indagata tanto dagli antichi quanto nella prima età moderna.
Film di successo come “Into the wild” sfruttano così questo tema di lunga durata, del quale si possono individuare le radici già nella Vita di Alfieri e dopo di lui in molti altri scrittori come Edgar Allan Poe, Edmondo De Amicis, Bruce Chatwin, Jon Krakauer, Daniele Del Giudice.
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Anatomia di un istante - Javier Cercas
lunedì 06 dicembre 2010 legge Federico Enriques | |
Mi piace leggere qualcosa con voi.
Un po' per ricordare Paolo Bollini e un po' perché credo che il vostro sia il modo migliore (non retorico, non burocratico) per diffondere la lettura. Per questo ho proposto il libro che avevo cominciato a leggere per conto mio. È "Anatomia di un istante", di Javier Cercas.
È la storia del colpo di Stato tentato dal tenente colonnello Tejero, a Madrid, nel 1981: un libro molto bello, che ha a che fare con la politica, cosa che avviene raramente, nella grande letteratura.
L'Anatomia mi ha affascinato subito per un aspetto visivo: le pagine piene, uniformi, non spezzate da continui punti a capo, come sempre più spesso capita in certi libri contemporanei: un periodare ampio, rotondo, per così dire circolare, forse aiutato dalla lingua d'origine, certo rinforzata dalla traduzione di Pino Cacucci; un testo su un episodio storico forse da noi dimenticato, che però ha non piccole analogie con quanto avviene o potrebbe avvenire oggi qui (il clima di complotto, la lentezza delle transizioni - dal franchismo al post franchismo, dal post franchismo alla democrazia); un testo in cui finzione letteraria e verità storica si inseguono, si ritrovano, si scambiano le parti, in vertiginose sovrapposizioni borgesiane; in cui il fermo macchina e l'ingrandimento del particolare sono usati come strumenti di tecnica narrativa; in cui le storie, le ricostruzioni dei pensieri dei personaggi sono approfondite in sé, per contrasto e in parallelo; in cui la "simpatia" del narratore con le vicende che racconta, dichiarata all'inizio, sprofonda carsicamente, per riemergere nel finale, se vogliamo un po' facile, ma certo indimenticabile.
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Intellettuali dal Novecento al Duemila: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
lunedì 29 novembre 2010 legge Matteo Marchesini | |
Troppo spesso, nell'ultimo secolo, anziché usare i saperi acquisiti per metterci in guardia dagli idoli, gli intellettuali ne sono stati i primi adoratori. Più la pressione delle forze storiche economiche o sociali s'è fatta minacciosa, più si sono rassegnati a ricavarsi un posto privilegiato nei loro ranghi, terrorizzati dalla prospettiva di perdere visibilità e influenza. Lungo la prima metà del '900, l'Idolo s'è incarnato soprattutto nelle mitologie politiche; dal secondo '900, invece, ha preso la forma dei mass media. In entrambi i contesti, molti degli intellettuali più celebrati si sono costituiti in casta: hanno scelto cioè di conservare il "ruolo" del mediatore, già stigmatizzato da Kierkegaard, anziché rischiare di perdersi riconoscendo nei propri compiti tradizionali una "funzione" universalmente umana. Ora che la politica è delegittimata, quasi tutti gli intellettuali che possono parlare col microfono dei grandi giornali e della tv si scagliano senza sforzo contro i fantocci dei nostri governanti; mentre in genere, per non tagliare il ramo su cui stanno seduti, si guardano bene dallo smascherare un potere assai più silenzioso, incontrollabile e violento: quello che sta dentro la cosiddetta cultura, quello che si coagula intorno a circuiti editoriali e mediatici sempre più reificanti e pronti a spacciare qualunque vagito populista per pensiero critico. Ma appunto nel tagliare quel ramo sta il compito più urgente; a costo di prendere atto di quello che oggi siamo davvero, se non vogliamo mistificare la discussione pubblica: individui soli che si rivolgono ad altri individui soli.
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Il regno vegetale, scuola vivente
lunedì 22 novembre 2010 legge Isabella Guerrini | |
Nella nostra società, i veri pensatori o intuitori sistemici sono i bambini, in quanto pensano e agiscono nella globalità delle loro esperienze. È questa globalità che dobbiamo cercare di preservare. Nelle nostre scuole entrano esseri viventi (non alunni, fanciulli o discenti), e tutti gli esseri viventi sono ecologici, aperti, creativi, capaci di stupore e senso del sacro, desiderosi di apprendere. Perché vivere significa apprendere e viceversa.
Il bambino è un vero esploratore della vita, uno scienziato sistemico, e l’ambiente è la sorgente delle sue conoscenze. Ma per ‘apprendere l’ambiente’ è necessario “fare” con l’ambiente. Nostra preoccupazione dovrebbe essere quella di permettere a noi stessi la piena espressione di quella creatività ed apertura alla vita, possedute naturalmente dai bambini, ri-allenando la nostra mente all'esercizio del pensiero sistemico, per renderla nuovamente connessa con ogni particella di materia ed ogni particolare della nostra vita. Riappropriarci di questo modello naturale di pensiero ci porterà una visione “olistica” della vita, e ci renderà di nuovo uomini capaci di porsi domande, anziché essere coloro che hanno le risposte. Così ci insegnano Bruno Munari e Leonardo da Vinci, sorprendentemente abbinati da Isabella Guerrini, ecopaesaggista ed educatrice ambientale.
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Il sistema periodico - Primo Levi
lunedì 15 novembre 2010 legge Carlo Varotti | |
Primo Levi (1919-1987) ebbe una rigorosa formazione scientifica ed esercitò per tutta la vita la professione di chimico. L’amore per la scienza si associa spesso nella riflessione di Levi al senso empirico per le cose, alla ricerca di quell’armonia tra competenza teorica ed esecuzione manuale che presiede ad ogni ‘lavoro ben fatto’.
Il Sistema periodico (1975) è una raccolta di racconti, in buona parte autobiografici, i cui titoli sono associati ad altrettanti elementi (Argon; Idrogeno; Zinco; Ferro ecc.). Come il ‘sistema periodico’ (che regola la Tavola di Mendeleev degli elementi chimici) istituisce un ordine nella materia, distribuendola secondo il peso atomico e le affinità chimiche, così il titolo del libro allude a un ordine possibile della materia narrata. Ma la scienza non è qui un pretesto esterno, la felice metafora con cui un titolo rimanda al contenuto delle storie, ma permea il lessico, che attinge con naturalezza alla lingua tecnico-scientifica, nella ricerca della precisione e della chiarezza, come a istituire una corrispondenza biunivoca tra gli oggetti e le parole. Educazione scientifica ed esercizio rigoroso della precisione diventano così, fin dalla giovinezza dello scrittore, rievocata in pagine nitidissime, rifiuto consapevole della parola insensata e ingannevole delle ideologie e dei regimi. |
Sguardi dall'India
lunedì 08 novembre 2010 legge Sandro degli Esposti | |
Una lettura in parallelo di brani tratti da tre “diari di viaggio” di autori italiani contemporanei – i tre titoli: Un’Idea dell’India , 1962 di Alberto Moravia, L’odore dell’India, 1962 di Pierpaolo Pasolini, L’esperimento con l’India 1975 di Giorgio Manganelli - rende evidente come il contatto con paesi e popoli lontani dalle personali esperienze quotidiane susciti nei tre scrittori reazioni e riflessioni diversificate, che rimandano ad una diversità di sensibilità, di scelte culturali, di storie individuali. E può inoltre suggerire stimolanti questioni su che cosa significhi la “conoscenza del diverso” e quali percorsi intellettuali la rendano possibile.
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Il rancore. Alle radici del malessere del Nord- Bonomi e Negri, froci, giudei & Co-Stella
lunedì 25 ottobre 2010 legge Eleonora Bianchini | |
Chi è l'Altro? E quali sono le ragioni che ci spingono a temerlo, cercando di stigmatizzarlo nelle categorie dell'immigrato o dell'omosessuale? In questa serata alla Bottega dell'Elefante cercheremo di andare a fondo, di esplorare le radici sociali e culturali che ostacolano l'Incontro. Esistono anche forze politiche che tendono a esasperare le differenze per strumentalizzarle, scoraggiando così la spontanea aggregazione tra individui che, per provenienza, religione o tendenze sessuali, non rientrano nella maggioranza: parliamo della Lega Nord, il movimento che negli ultimi trent'anni in Italia ha fatto leva sulla globalizzazione per sviluppare le insicurezze del Nord, da quella economica ai valori. Cercheremo di fornire la base sociale sulla quale il movimento si è formato con un brano tratto da "Il Rancore. Alle radici del malessere del Nord" di Aldo Bonomi, per seguire con "Negri, froci, giudei e Co." di Gian Antonio Stella, per capire se il razzismo della vulgata leghista è soltanto folklore o annida le sue radici in un passato molto italiano e vicino nel tempo. Oltre ai brani vedremo alcuni spezzoni di "Occupiamo l'Emilia", il film-inchiesta sul fenomeno del Carroccio nella nostra regione. Infine, l'Altro sarà descritto per aforismi da alcuni bambini immigrati nel nostro paese. Per loro, infatti, l'Altro siamo noi.
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I fratelli di Mowgli : Rudyard Kipling, Jean-Jacques Rousseau
mercoledì 13 ottobre 2010 legge Elena Massi | |
I fratelli di Mowgli sono gli animali della giungla sulle colline indiane di Seeonee, ma con questo titolo ci si vuole in realtà riferire alla sola specie 'umana' ed identificarne una categoria: quella che il pensiero pedagogico moderno ha voluto osservare nello stadio infantile a contatto con la natura.
Come il filosofo e pedagogista francese Rousseau, Kipling si cimenta in quest'intento per cercare un ideale di civiltà. Prima che la natura diventi un 'ambiente' da proteggere, l'invito ad educare i bambini fuori dalle mura della città rappresenta l'aspirazione a trovare un equilibrio con i propri istinti di cui chiunque voglia acquisire una cultura non può fare a meno.
In questo modo sia Kipling che Rousseau invitano i lettori a ricercare le regole di una sorta di 'bontà' originaria, che l'evoluzione avrebbe corrotto. La vera forza in questo senso apparterrebbe al bambino, per natura più simile agli animali, piuttosto che all'adulto, incapace di rispettarne lo stato.
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Un diario-Robert Walser, Jakob von Gunten
lunedì 11 ottobre 2010 legge Grazia Verasani | |
«Tutti nascono pazzi, qualcuno lo resta», fa dire Beckett a un suo personaggio. Ma se quella di Robert Walser era follia, sfortunati i sani di mente. Creatura di un altro pianeta, inetto a possedere alcun bene materiale, case, oggetti e persino i suoi stessi libri. Legato a niente e nessuno, se non alla natura, inafferrabile come quella umana, compresa la sua. Svuotato del proprio io fino a essere sfondo, maestro di abbozzi, di giocose essenzialità. «È la natura e scrittura lirica di Walser che mi hanno sempre conquistata, quel suo costante personaggio vagabondo che si fa protagonista dei suoi libri, camminatore attento e insieme svagato, dolce e insieme fermamente alle soglie della follia» (M. Corti). «Lo stile di Walser è una musica che se fosse ascoltata da centomila persone, il mondo comincerebbe a migliorare» (Hesse). Avrebbe riso, alzato le spalle, se avesse saputo, lui così refrattario alle vanità, così minimo e breve, svizzero ossuto dal sorriso ebete dei geni incompresi, che dopo la sua morte in tanti lo avrebbero letto.
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L’idea pericolosa di Darwin e altri saggi-Daniel Dennett
lunedì 31 maggio 2010 legge Michele Carenini | |
Dennett non è solo uno dei più importanti filosofi della mente americani, uno dei padri delle scienze cognitive e dell’intelligenza artificiale; è anche il pensatore che ha applicato con più coerenza l’idea della selezione naturale a tutti i campi d’indagine dell’uomo. Non è arretrato neppure di fronte a imprese ritenute ardue, come la possibilità di spiegare in chiave evoluzionistica la coscienza, il libero arbitrio o la religione. A questo tema, in particolare, è dedicata la sua ultima opera, Rompere l’incantesimo, dove demolisce il tabù che impedirebbe di sottoporre la religione a studi di tipo scientifico come tutti gli altri fenomeni naturali. Dennett sa che sta aprendo un vaso di Pandora, ma ritiene che sia necessario portare avanti uno studio impavido su un tema così fondamentale e influente nelle nostre vite.
Leggere Dennett può essere considerato un modo “radicale” per suggellare tutto il fiorire di iniziative che si sono svolte in occasione del duecentenario della nascita di Darwin.
First of all a Greeting from the Author:
I am pleased to learn that Michele Carenini has seen that my works develop a single extended argument, extending from the nature of consciousness and evolution all the way to the deepest questions about human life and art—and religion. We, and all our artifacts, are a part of physical nature, and once we appreciate that our greatest intellectual and artistic triumphs, our deepest thoughts, our ethics, are not miracles, not violations of physical law, but natural products of our minds, which are themselves products of cultural evolution as much as genetic evolution, we will see that these treasures are even more awe-inspiring than they were when we saw them as “inspired” by the Intelligent Designer, God. Good luck with your lettura. DCD Innanzi tutto un Saluto dell’Autore: Sono felice di apprendere che Michele Carenini ha notato come nei miei lavori si sviluppi un unico argomento, che va dalla natura della coscienza e dell’evoluzione fino alle domande più profonde sulla vita, sull’arte e sulla religione. Noi, e tutti i nostri artefatti, facciamo parte della natura fisica; e, una volta compreso che i nostri più grandi trionfi artistici e intellettuali, i nostri pensieri più profondi, la nostra etica, non sono né miracoli, né violazioni della legge fisica, bensì prodotti naturali della nostra mente, a loro volta prodotti dell’evoluzione culturale e genetica, capiremo che quei tesori sono ancora più sbalorditivi di quanto apparivano quando li interpretavamo come “ispirati” dal Progettista Intelligente, Dio. Auguri per la vostra lettura. DCD |
Ode Marittima di Fernando Pessoa
lunedì 24 maggio 2010 leggono Roberta Graziani e Paolo Fiorilli | |
Ode Marittima
di Fernando Pessoa
alle percussioni Antonio Masella
Fernando Pessoa firmò L’Ode Marittima, il celebre poemetto pubblicato nel 1915, con l’eteronimo di Alvaro de Campos. L’identità che questo eteronimo designava era quella di un ingegnere navale, un personaggio all’apparenza tranquillo, metodico, un po’ noioso. La vita scandita dagli orari, dal lavoro, dagli affetti familiari, dai ritmi del quotidiano dovere. Un’altra persona (pessoa) che il poeta teneva dentro di sé.
Gli basterà però soffermarsi, una mattina presto, sulla banchina del porto, e osservare un piccolo piroscafo entrare sbuffando nell’estuario del Tago perché la sua fantasia rompa i freni, e la sua mente tanto a lungo costretta entro gli angusti steccati della quotidianità erompa con furia in una ridda di fantasie che presto si tramutano in visioni e in parossistici deliri.
La lavagna sulla quale l’ingegner Alvaro de Campos/Pessoa scrive e disegna i suoi sogni e i suoi incubi liberatori è il mare: un mare amato, temuto, desiderato. Brulicante di vitalità, anche quando questa si esprime nelle sue forme più estreme e crudeli. Il mare, naturalmente, è quello del tormentato universo interiore del poeta.
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Informatica e organizzazione del lavoro - Angelo Dina, Thomas Friedman
lunedì 17 maggio 2010 legge Cesare Melloni | |
Angelo Dina ha unito l’attività di ingegnere progettista di macchine automatiche in importanti gruppi industriali (tra i quali: Olivetti e Comau del gruppo Fiat) alla riflessione sulle ricadute delle applicazioni dell’elettronica e dell’informatica su organizzazione del lavoro, occupazione e condizione operaia nella grande industria. I suoi scritti entrano pertanto a buon diritto nelle letture dedicate alla responsabilità sociale degli intellettuali. Agli albori della rivoluzione informatica, Dina ne discusse gli effetti sull’organizzazione della produzione a livello nazionale, all’interno di una multinazionale.
Da parte sua, Thomas L. Friedman, giornalista premio Pulitzer, descrive in modo brillante i mutamenti indotti dalla rivoluzione informatica nella produzione e nei servizi, le trasformazioni nella organizzazione e nella divisione internazionale del lavoro, soprattutto quello intellettuale, il passaggio da multinazionali a corporations transnazionali. Nel descrivere la globalizzazione (che, dice, vorrebbe più “verde” e più “compassionevole”) vede lavoro, produzione, ma non lavoratori subordinati, bensì solo singoli autonomi individui che hanno il potere di collaborare e competere a livello globale. |
La carta moschicida per Umano, troppo umano (tra Musil e Bresson)
lunedì 10 maggio 2010 legge Sandro Sproccati | |
Umano, troppo umano... (microstorie di ordinaria animalezza)
La carta moschicida, un breve testo di Robert Musil – postumo eppure no, stando all’ideale paradosso escogitato dal suo autore, Pagine postume pubblicate in vita –riconduce alla grandiosità di una “vicenda epica” (ossia all’ineffabile schianto della morte, ovunque essa si inveri) la micro-tragedia di una mosca impegolata nel suo destino vischiosissimo, facendo risaltare in filigrana la violenza inaccettabile, anch’essa molto umana, che quel destino ha predisposto. La trappola dell’illuminismo, l’inganno fatale della ragione, si ritorce contro di sé: disumanando i superiori e umanizzando i minimi. D’altro canto, con il film Au hasard Balthazar!, Robert Bresson ci ha donato la biografia tenera e inappuntabile di un asino che è infinitamente piú degno (e anche piú filosofo) di tutti coloro che dall’alto della loro arroganza – ossia dei loro mezzi di dominio – lo schiavizzano, lo sfruttano, infine lo sopprimono. Due vicende parallele, due artisti capaci di volgere verso il basso uno sguardo degli affetti e dell’intelligenza, e di cogliere la profonda verità di umili e apparentemente insignificanti esseri viventi (un insetto, un ciuco) per ravvisare in essi la persistenza del dolore, ma altresí per evocare l’utopia di una dignità alla quale dovremmo ambire tutti noi che siamo gettati, nostro malgrado, dentro il tritacarne della vita. |
Il caso e la necessità -Jacques Monod
lunedì 03 maggio 2010 legge Angelo Adamo | |
Nel 2010 cade il quarantennale della pubblicazione di un classico del pensiero scientifico e filosofico, “Le hasard et le nécessité”. Il suo autore, Jacques Monod, crebbe in una famiglia culturalmente stimolante, imparando l’inglese dalla madre americana ed amando l’arte e la scienza influenzato dal padre pittore, critico d’arte, appassionato di biologia e ammiratore della figura di Charles Darwin. Non a caso, in diretta prosecuzione di quest’ultimo pare collocarsi Monod. Basti sapere che a ventiquattro anni Monod, già assistente di Zoologia presso la Facoltà di Scienze della Sorbona, si unì a una spedizione scientifica diretta in Groenlandia a bordo della nave Porquoi pas?. Come non riandare con la mente allo storico viaggio attorno al mondo del giovane Darwin sul Beagle? Premio Nobel per la medicina nel 1965 per le sue ricerche di biologia molecolare, Jacques Monod morì a Cannes nel 1976.
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Terra di confine. La frontera- Gloria Anzaldùa
lunedì 26 aprile 2010 legge Viki Nellas | |
La frontera è una terra di incontro per tutti coloro che prendono coscienza del fatto che la sfida ed il lavoro del nostro tempo consiste nel portare insieme culture differenti. Lo spazio fronterizo è luogo di passaggio, di contraddizioni e di conflitti, un luogo che è altro da tutto e altro ancora. Gloria Anzaldùa coglie questa dimensione anche e soprattutto attraverso il suo stile di scrittura, che mescola storia e mito, spagnolo e inglese, esperienze personali e poesia. L’autrice è riuscita a dare voce a tutti coloro che vivono l’esperienza del confine, entrando in contatto con la propria verità e con quella di tutti i diversi e gli emarginati dalla e della storia dell’emigrazione tra il Messico e gli Stati Uniti, da discriminazione di razza e di genere. Superare tali confini apre uno spazio nuovo, dove la coscienza della mestiza si fa strada.
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Austerlitz - W. G. Sebald
lunedì 12 aprile 2010 legge Michele Vangi | |
“Non ci si capacita proprio di questo lento dissolversi della vita nel corso dei decenni. Ed è qualcosa di inconcepibile per me il dover constatare e valutare la possibilità che, per esempio, questa persona reale che oggi ha ottantacinque anni, abbia avuto allora (come da fotografia) solo ventidue anni. E' mai possibile? Ci entra nella testa? Come prendiamo tutto ciò? Che ne facciamo di questa informazione?” Lo scrittore tedesco W. G. Sebald (1944-2001) amava inserire nei suoi romanzi e racconti immagini fotografiche. Per lui la fotografia era parte di una concezione della scrittura che inseguiva la concretezza viva e a tratti sconvolgente del ricordo. Dalle fotografie d'epoca si solleva secondo Sebald una patina che va a depositarsi sui testi, viceversa le immagini prese nelle reti del testo riescono a parlare al lettore-osservatore. Il salvataggio di universi microstorici, (ri)costruiti attraverso un intarsio sapiente di scrittura e immagini tecniche: questo sembra essere il culmine etico del progetto sebaldiano di cui Austerlitz (2001), il suo ultimo romanzo, è espressione fra le più compiute.
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Ne(x)t Literature:letteratura postmoderna, letteratura “dal basso”-Don DeLillo, David Foster Wallace
lunedì 29 marzo 2010 leggono Giovanni Boccia Artieri e Giacomo Giuggioli | |
La nascita e la fulminea evoluzione di strumenti denominati genericamente “nuovi media” ricontestualizza anche il ruolo della letteratura. In questi ambienti mediali si ridefinisce non solo il contenuto letterario ma anche il rapporto dialettico tra autore e lettore, talvolta in modo così radicale da invertire i ruoli e le parti in gioco. Ri-medazione è, dunque, il termine che illustra sia la vorace capacità che il web dimostra nell'acquisire e rielaborare contenuti per opera dei singoli utenti, sia la mise en abîme del continuo lavorio che la società della comunicazione e dell'informazione opera nei confronti del senso. Partendo da Wallace e DeLillo - due imprescindibili “moli” della letteratura postmoderna - una navigazione verso nuove forme di testo.
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Studi sull’isteria - Sigmund Freud
lunedì 22 marzo 2010 legge Maria Cecilia Bertolani | |
La psicanalisi è al contempo una teoria e una terapia. La terapia, nella sua forma iniziale quale ci è presentata negli Studi sull’isteria, si configura come una “cura con le parole”, secondo la definizione che ne diede la paziente isterica Anna O. D’altro canto, alle origini il potere delle parole è al centro della psicoanalisi come teoria e della sua interrogazione nella formazione dei sintomi come nella loro guarigione. Nella cura, ciò che viene trasformato in parole è un affetto e un ricordo che erano stati precedentemente convertiti in un sintomo, unica traccia rimasta a significare affetti e parole perduti. Negli Studi sull’isteria Freud si addentra nel rapporto tra simbolo e sintomo, ipotizzando una fonte comune al linguaggio e alla malattia. Gli Studi sull’isteria inaugurarono non solo un nuovo paradigma di indagine sull’uomo, ma aprirono anche la strada all’odierna medicina psicosomatica come ad alcune teorizzazioni sui meccanismi di funzionamento del linguaggio.
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La polemica delle due culture… cinquant’anni dopo-Robert Whelan, Stefan Collini, W. Frederik Herman
lunedì 15 marzo 2010 legge Hans de Ruiter | |
A cinquant’anni di distanza dalla pubblicazione del noto pamphlet “le due culture” (quella “scientifica” e quella “umanistica”) di C.P. Snow, che cosa resta della vivace polemica che ne derivò e che coinvolse esponenti culturali di primo piano? Alle soglie del XXI secolo due studiosi anglosassoni (Robert Whelan e Stefan Collini) e uno scrittore olandese (W.F. Hermans) si confrontano nuovamente coi problemi collegati alla celebre polemica, evidenziando i cambiamenti intervenuti nel merito sotto il profilo sociale ed epistemologico.
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