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Tabard rivista militante




lunedì 01 maggio 2006 leggono vari
“Il mostro” della critica letteraria e “l’autorità” incontestabile in fatto di teorie televisive. In queste vesti li ha inseriti nei suoi film Nanni Moretti, ormai parecchi anni fa (“Io sono un autarchico” e “Caro Diario”). Edoardo Sanguineti ed Hans Magnus Enzensberger, praticamente coetanei (classi 1930 e 1929) sono stati e sono tuttora due grandi poeti, intellettuali militanti, promotori ed organizzatori di cultura, critici lucidissimi verso tutti i fenomeni sociali e, prima di tutto, verso il loro stesso fare poesia. Fondatori oredattori di celebri riviste (il verri per Sanguineti, Kursbuch per Enzensberger, per citare solo le maggiori) le loro vicende intellettuali si sono più volte intrecciate; a fare da comune denominatore una concezione anti-idealistica della poesia e la convinzione che compito dell’artista sia stare nel mondo e contribuire a cambiarlo.
L’associazione di lettura La Bottega dell’Elefante e la rivista militante Tabard – da sempre interessati a questo modo di intendere la cultura – hanno intervistato nei mesi scorsi i due maitres a penser, Sanguineti nella sua Genova, Enzensberger invece a Bologna, ospite del convegno “Contro la poesia” organizzato dalla stessa Bottega. I frutti di questa coproduzione sono due filmati di circa venti minuti ciascuno.
L’intervista a Enzensberger, autore pochi anni fa del best-seller Il mago dei numeri, è incentrata sul valore della lettura, sulle sue modalità, i suoi tempi e il suo significato nell’epoca odierna in cui da una parte editori e autori di fama, dall’altra il pubblico, sono sommersi da una valanga di proposte: il poeta tedesco, vera e propria “balena” onnivora, come lui stesso si definisce, nell’oceano dei libri, spiega i suoi criteri di lettura, le sue abitudini di lavoro, svelando i tre “regni”cui sono destinati i volumi che gli passano tra le mani. Non manca la riproposta della sua celebre teoria della tv come “medium zero”, che ad Enzensberger appare oggi, se possibile, ancor meno influente sulle menti di giovani realisti e assai poco inclini a farsi abbindolare da sogni e utopie.
A Sanguineti, invece, i redattori di Tabard hanno chiesto qualche suggerimento per affrontare un periodo letterario dove sembrano perduti per sempre canoni e autorità e dove gli artisti più fortunati sono sempre meno consapevoli del significato della loro produzione. L’autore di “Ideologia e linguaggio” risponde, fermo nelle sue storiche convinzioni, che il materialismo marxiano rimane per lui lo strumento più efficace per studiare la realtà e che, se ha usato la poesia, l’ha fatto solo, strumentalmente, per veicolare dei messaggi sul piano politico, “l’unico che davvero conti”. Contro ogni fanfaluca idealistica, contro ogni sogno consolatorio, il compito dell’intellettuale resta per Sanguineti quello di mantener in vita una coscienza di classe oggi praticamente distrutta.
L’incontro fornirà inoltre l’occasione per distribuire il secondo numero della rivista Tabard (che milita a favore di un relativismo attivo, nelle varie discipline), dedicato alla “personalità autoritaria”.